Cari amici,
I giornalisti stanno cucinando Papa Ratzinger a fuoco lento, e francamente mi dispiace.
La mia cultura europea e occidentale mi impedisce di capire il punto di vista protestante e anglosassone, e pertanto a me sembra normale che la Chiesa cerchi prima di tutto di difendere se stessa e il proprio ruolo di guida spirituale.
….o forse no, …forse dovrei indignarmi e “fare quadrato” intorno al Santo pontefice?
Il discorso può “essere tirato per la giacca” come si vuole, perchè le decisioni prese in un momento storico particolare non possono essere impacchettate ed utilizzate come criterio di giudizio in condizioni completamente cambiate.
La Chiesa fa la sua politica come ogni istituzione, e nella Chiesa ci sono uomini buoni e uomini cattivi, come dappertutto.
Mi dispiacerebbe “buttare l’ acqua sporca insieme al bambino”, e pertanto vorrei che Papa Ratzinger venisse giudicato alla luce del complicato momento storico che stiamo vivendo oggi.
L’ umanità cerca una luce offuscata da molte ombre, ed è mancante di un orientamento comune di riferimento, a parte quello molto discutibile della logica del profitto e del Pil.
E’ abbastanza ipocrita, pertanto, addossare al Papa la responsabilità di un comportamento coerente, senza pretenderlo anche dai media e dalla cosiddetta “governance” globale.
Corriere della sera
CITTÀ DEL VATICANO – Mentre Papa Benedetto XVI si è detto disponibile a «nuovi incontri» con vittime dei preti pedofili, dagli Usa arriva contro di lui una nuova dura accusa, con documenti che proverebbero la resistenza alla rimozione di preti pedofili operata dall’allora cardinale Ratzinger, per timore che ciò avesse conseguenze sulla Chiesa. Una lettera in particolare, ottenuta dall’agenzia Ap, mostrerebbe come nel 1985 (guarda) Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, fece resistenza alla riduzione allo stato laicale di Stephen Kiesle, sacerdote statunitense accusato di pedofilia, spiegando che ciò avrebbe avuto conseguenze sul «bene della Chiesa universale». La lettera fa parte della corrispondenza tra il Vaticano e la diocesi californiana di Oakland.
REPLICA VATICANA – Invece secondo il Vaticano – che stigmatizza i continui tentativi di coinvolgere il Papa in scandali e segnala «cinque inesattezze» nella ricostruzione del “caso Kiesle” – l’allora cardinale Ratzinger non dispose la riammissione di Kiesle, ma suggerì prudenza. Ratzinger, affermano fonti autorevoli della Santa Sede, consigliava «di avere la massima cura paterna» non tanto per il prete «quanto – si sottolinea – per le vittime e per i bambini che mai più avrebbe dovuto poter avvicinare». Il card. Ratzinger definiva gli argomenti a favore della riduzione del sacerdote allo stato laicale di «grande significato», ma suggeriva prudenza al vescovo di Oakland, mons. John Cummins, sottolineando di considerare «il bene della Chiesa universale» e il «danno che concedere la dispensa può provocare nella comunità dei credenti in Cristo, in particolare vista la giovane età» del religioso, poi ridotto allo stato laicale nel 1987, due anni dopo la lettera. «Quella invocata dal futuro pontefice risulta dunque – si fa notare – un normale invito alla prudenza per vedere chiaro nelle cose prospetatte dalla diocesi». Fermo restando che il sacerdote non veniva riammesso al lavoro pastorale, tema che non era all’epoca di competenza della Congregazione della dottrina della fede, che divenne competente su questi casi nel 2001. Sembra, concludono le fonti vaticane, che alcuni commentatori confondano la rimozione di un sacerdote dall’incarico – all’epoca di competenza del vescovo locale – con la riduzione allo stato laicale, che deve essere autorizzata dalal Santa Sede.
Padre Federico Lombardi (Ansa) |
DISPONBILITÀ DEL PAPA A INCONTRARE LE VITTIME – Era stato sempre padre Lombardi a dire in precedenza a Radio Vaticana «che molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale». È in questo contesto, spiegava padre Lombardi, che il pontefice ha scritto nella lettera agli irlandesi «di essere disponibile a nuovi incontri». La Chiesa deve «anzitutto continuare a cercare la verità e la pace per gli offesi», ha aggiunto il portavoce vaticano. «Una delle cose che colpisce di più è che vengono oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono anche a molti anni addietro – a volte di diversi decenni – ma evidentemente ancora aperte. C’è qualcosa che va ancora capito veramente».
DOPPIO GIUDIZIO – Secondo padre Lombardi, i colpevoli di questi reati devono andare incontro a un doppio giudizio: penale e canonico. «Bisogna continuare ad attuare con decisione le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali, tenendo contro delle specificità delle normative e delle situazioni nei diversi Paesi. Solo così – aggiunge – si può pensare di ricostuituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale», ha aggiunto il portavoce vaticano.
IMPARARE DAL PAPA – Tutti, sottolinea padre Lombardi, dovremmo imparare da Papa Ratzinger «la costanza necessaria per crescere nella verità, rispondendo con pazienza allo stillicidio di “rivelazioni” parziali o presunte che cercano di logorare la credibilità sua o di altre istituzioni e persone della Chiesa. Di questo paziente e fermo amore della verità abbiamo bisogno».
RIVOLUZIONE SESSUALE – L’analisi di padre Lombardi è che è necessaria una più efficace formazione dei futuri sacerdoti, anche per quanto riguarda la loro sessualità, dopo la rivoluzione sessuale degli scorsi decenni e un diffuso secolarismo. «La formazione e la selezione dei candidati al sacerdozio, e più generalmente del personale delle istituzioni educative e pastorali, sono la premessa per un`efficace prevenzione di abusi possibili».
BAGNASCO: CERTI AMBIENTI CONTRO PAPA – Il Papa viene difeso anche dal cardinale Angelo Bagnasco nel corso di un’intervista alla Cnn. Sembra che ogni atto del Papa «irriti» certi ambienti e «uno si deve chiedere il perché», ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana. «La Chiesa ha sempre perseguito e dato indicazioni di massima trasparenza e fermezza nell’affrontare la pedofilia. Non c’è stata una cultura del silenzio imposta o predicata dalla Chiesa, a nessun livello. È sotto gli occhi di tutti il fatto che diversi vescovi di varie nazioni, una volta trovati responsabili di non essere prontamente intervenuti contro alcuni preti e avere nascosto i fatti, si sono dimessi», ha detto il cardinale.