Ho appena perduto mio padre, mia amata Maria.
E’ morto nella stessa vecchia casa dove nacque, sessantacinque anni fa.
I suoi amici mi hanno scritto che, prima di chiudere gli occhi per sempre, mi ha dato la sua benedizione.
Sono sicuro che mio padre riposa nel grembo di Dio.
Ma non riesco comunque ad evitare la tristezza e il dolore per la sua mancanza.
Sulla mia fronte sento la mano della Morte, e penso a mia madre, alla mia giovane sorella, e a mio fratello: non c’ è più nessuno di loro quì per sorridere alla luce del sole.
Dove sono?
Si saranno forse ritrovati in quell’ ignoto dove sono andati?
Saranno in grado, come lo siamo noi, di ricordare il passato?
Sono domande sciocche.
Io so benissimo che sono vivi in qualche luogo del cielo, più vicini a Dio di quanto lo siamo noi.
I sette veli che separano l’ uomo dalla Saggezza non coprono più i loro occhi, e i miei cari non giocano più a nascondino con la Verità e la Luce.
Io, comunque, soffro ancora e sento tanta nostalgia.
E tu sei la mia unica consolazione, anche se ti trovi all’ altro capo del mondo.
I tuoi giorni corrispondono alle notti di Parigi.
Eppure, quando cammino, tu sei vicina, quando lavoro mi parli, e, quando, mentre mangio, mi sento solo, sento rivelarsi la tua presenza.
Ci sono momenti in cui so che tra coloro che si amano non c’ è alcuna distanza.