Cari amici,
spesso mi chiedo che direzione politica prenderanno l’ Unione Europea, e gli Stati Uniti.
Mi sembra che i nostri governanti abbiano una visione distorta della realtà, che li porta a vedere la finanza come l’ unico elemento importante per risolvere i problemi economici.
Ciò a mio giudizio è un grossolano errore di valutazione, perchè la finanza serve a finanziare l’ economia reale, e non può sottrarsi a questo compito, perchè altrimenti smette di essere utile.
Infatti, oggi mi sembra che la finanza sia dannosa per l’ economia reale, perchè la schiaccia, la comprime, non la valuta secondo i bisogni della gente, ma soltanto per l’ utile che può generare.
Per questo motivo le famiglie e i residenti hanno sempre meno soldi da spendere.
Prima o poi, gli stati non avranno più i soldi necessari per rendere i servizi essenziali ai cittadini, perchè la finanza succhierà sempre più soldi attraverso le tasse e i tagli alla spesa pubblica, al fine di cercare un equilibrio finanziario ormai impossibile.
Perchè chi non ha i soldi per pagare non paga! E gli stati nazionali non sono in grado di pagare i debiti pubblici.
Ma c’ è un’ altra questione politica che bisogna considerare, che sta diventando sempre più importante: Gli stati nazionali devono promuovere la vita civile dei propri cittadini, e questo compito è molto più importante che pagare i debiti creati dalla speculazione finanziaria.
E più giusto pagare i debiti, oppure promuovere la vita dignitosa dei residenti?
E’ più conveniente che tantissimi residenti abbiano la possibilità di spendere poco, oppure che pochissimi straricchi possano scialacquare?
S&P "punisce" la Grecia "Servono nuovi finanziamenti"
L’agenzia ribassa l’outlook della Grecia da stabile a negativo. "Ci vuole un altro intervento dell’Unione Europea"
La repubblica:
NEW YORK – Continua a restare pericolosamente aperta la partita che l’eurozona sta giocando su Grecia e Spagna. Crescono infatti le pressioni per modificare il piano di salvataggio di Atene da parte dell’Fmi che, secondo il ‘Wall Street Journal’, vorrebbe un ulteriore taglio del rapporto debito-pil al 100%. Un pressing, quello del Fondo, sul quale arriva la doccia fredda si Standard & Poor’s che rivede al ribasso l’outlook della Grecia a ‘negativo’ da ‘stabile’ e prevede che Atene potrebbe aver bisogno di ulteriori aiuti Ue-Fmi per il 2012.
L’agenzia stima inoltre che il debito greco raggiunga il 170% nel 2013, con un pil in calo del 10-11% nel 2012-2013, una contrazione peggiore rispetto al 4-5% previsto da Ue-Fmi.
L’idea del Fmi non sembra ricevere l’unanimità a Bruxelles, dove la Commissione ha confermato l’obiettivo del 120% entro il 2020, già ritenuto "ambizioso" per il paese. Anche perchè, dopo l’haircut dei bond ellenici già subito dai privati a marzo, ora le modalità per l’ulteriore taglio del debito greco prevedrebbero il coinvolgimento del settore pubblico (Osi), ossia Bce e banche centrali dell’eurozona: "idee mai materializzate" finora, fanno notare da Bruxelles, perchè respinte dall’Eurogruppo. In ogni caso la troika resterà in contatto tutto agosto con il governo greco – a cui il ministro Terzi ha espresso "forte sostegno e solidarietà" – che deve ancora definire misure per 4 miliardi di euro.
L’uscita di Atene dalla moneta unica, ha però avvertito il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker, "dal punto di vista di oggi sarebbe un processo gestibile" anche se "non auspicabile" e che si verificherà "non prima dell’autunno, e nemmeno dopo". Le principali banche di Wall Street, però, hanno cominciato a correre ai ripari preparandosi all’eventuale uscita di un paese dall’eurozona. "L’euro è irreversibile e non è necessario premunirsi contro questo rischio", ha replicato la Commissione Ue.
La spalla su cui tutti contano è la Bce che, con le misure annunciate da Draghi, secondo il capoeconomista dell’Ocse Piercarlo Padoan ha fatto un "grosso passo avanti". E infatti il membro estone della Bce, Ardo Hansson, ha assicurato che l’ammontare delle operazioni con cui Francoforte interverrà contro gli spread sarà "considerevole". La Spagna continua così a prendere tempo e a non chiedere l’attivazione dello scudo anti-spread, e neanche lo sblocco dei 30 miliardi di euro che l’Eurogruppo ha messo a disposizione tramite l’Efsf per le banche. Madrid vuole infatti essere sicura di non dover sottostare a condizioni supplementari. La prima tranche per la ricapitalizzazione degli istituti spagnoli è attesa tra ottobre e novembre, una volta noti i risultati degli stress test. L’Italia, invece, non dovrebbe avere bisogno di aiuti, perchè, ricorda il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, "i compiti a casa li abbiamo abbondantemente fatti".