Nell’isola ha vinto le elezioni Nikos Anastasiades: filo europeo, pragmatico e membro del Ppe, ma per lui adesso viene il difficile. E’ il momento di scelte delicate per salvare il sistema bancario, altrimenti sarà panico nell’Eurozona.
Roma (WSI) – Cipro potrebbe dimostrarsi un test più pericoloso di Roma per la tenuta dell’Eurozona. Nell’isola del Mediteranneo ha vinto le elezioni Nikos Anastasiades. Sarà lui, filo europeo e conservatore pragmatico, membro del Ppe, il nuovo presidente di un Paese che da oltre un anno versa nella crisi più nera. Con uno scarto di 15 punti, il leader di Unione Democratica (Disy, centro-destra) ha spuntato nel ballottaggio, ottenendo il 57,47% delle preferenze.
Secondo il quotidiano americano Wall Street Journal anche se il pericolo ingovernabilità aleggia forte su Roma, Cipro rappresenta una minaccia per la moneta unica molto più grande. Il quotidiano ha ricostruito una vicenda con il calendario alla mano. Il nuovo presidente avrà solo poche settimane per negoziare un piano di salvataggio, altrimenti sarà default. I guai finanziari di quest’isola mediterranea sono legati a filo doppio a quelli di Atene.
L’esposizione cipriota verso la Grecia fra titoli di debito pubblico e prestiti alle imprese elleniche ammontava nel 2011 a 29 miliardi, il 160% del Pil. Ma, con la ristrutturazione del debito ellenico, le banche cipriote hanno perso quattro miliardi. Lo scorso novembre, poi, Fitch ha declassato il loro rating a "spazzatura" e da un anno il governo cipriota non ha accesso al mercato del debito.
La Germania ha escluso categoricamente che vengano effettuate ricapitalizzazioni dirette attraverso il Meccanismo europeo di stabilità. Ricalcando un copione già visto ad Atene, anche su questo fronte Berlino ha paventato l’ipotesi di imporre perdite potenzialmente ingenti ai creditori privati. Ma considerando che da sempre Cipro è crocevia degli affari russi, questo potrebbe rappresentare un vero passo falso. "Se gli istituti ciprioti dovessero andare in tilt – conclude il WSJ – potrebbero provocare un effetto panico che si riverserebbe su tutti i sistemi bancari più deboli dell’Eurozona".
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