Io ero, nel tempo in cui non erano i Nomi, e nessuna traccia v’ era d’ esistenza d’ esseri.
E il ricciolo dell’ Amico eterno era l’ unica traccia di vero e l’ unico oggetto era Dio!
E tutti gli oggetti e nomi promanarono da Me, in quell’ attimo eterno quando nè Me nè Noi v’ era!
E in quell’ attimo antichissimo e primo mi prostrai a Dio, quando ancora Gesù non fremeva in seno a Maria.
Da un capo all’ altro percorsi tutta la Croce, e tutti i Nazareni conobbi: sulla Croce non c’ era!
Nella pagoda andai, nel tempio dei monaci mitico andai: nessun colore, colà, m’ apparve di Lui.
Le redini della ricerca volsi allora alla Ka’ba, ma là, in quella mèta di giovani e vecchi, nulla v’ era.
E viaggiai verso Herat e viaggiai verso Qandahar, e sotto cercai, e sopra cercai; ahimè, anche là non era!
E volli spingermi ancora fino alla cima dei monti Qaf ai confini del mondo;
della Fenice eterna, là, traccia non v’ era!
e ne chiesi allora alla Tavola di Diaspro e al Càlamo di Dio,
ma, e l’ uno e l’ altro muti, non federo parola.
E l’ orecchio mio, capace solo di Dio, non vedeva dovunque altro che qualità e forme estranee all’ Eterno.
E, infine, mi fissai lo sguardo nel cuore, ed ecco, là io Lo vidi, in nessun altro luogo che là, Egli era!
E, per vero, così perplesso, stupefatto ed ebbro ne fui che un atomo solo dell’ essere mio più non si vide.
Io più non ero.