Il potere politico del mercato
- Piero Bevilacqua scrive….
- "Oggi, ha scritto Habermas, sono gli Stati ad essere inseriti nei mercati, piuttosto che le economie nazionali ad essere inserite nelle frontiere di stato".
Infatti, il potere di mobilità transnazionale di cui godono le grandi corporations, trasforma in un’ arma di inedito dominio il meccanismo regolatore del mercato, la competizione.
Oggi essa (la competizione), viene fatta giocare tra gli stessi Stati a proprio esclusivo vantaggio.
"I governi nazionali, ha ricordato ancora Habermas, temendo l’ implicita minaccia dell’ emigrazione di capitali, entrano subito in competizione per abbassare i costi attraverso la "deregulation": una gara che produce guadagni inverecondi, drastiche disuguaglianze di reddito, crescente disoccupazione, marginalizzazione sociale di un esercito di poveri".
La politica economica, che tanti Stati hanno ormai abbandonato, viene ora condotta su scala globale da tali nuovi poteri.