Cari amici,
Mentre l’ area cinese ha un problema di surriscaldamento dell’ economia, e pertanto inizia a scontare i dovuti aumenti di tassi di interesse mirati a contrastare la speculazione, l’ area americana rimane sospesa, immersa in un oceano di dollari stampati per sostenere i mercati finanziari.
I dollari americani sono la benzina che sostiene il movimento dei capitali, mentre l’ economia reale langue poichè le finanze non arrivano laddove sarebbero necessarie.
Pertanto i residenti si sostengono con le risorse finanziarie che un’ economia debole riesce a creare, non ci sono investimenti, non c’ è propensione al rischio nè allo sviluppo.
Gli operatori finanziari, invece, approfittano del fiume di denaro stampato dalla Fed per investire in modo speculativo, sperando di poter uscire dalle posizioni aperte appena prima che i mercati scendano.
E’ come se tutti noi fossimo seduti su un barile di dinamite, e guardassimo la miccia che si consuma.
Gli Stati Uniti stanno consumandosi intorno ai loro problemi economici, ma, per ciò che mi riguarda, non riesco a vedere alcuna possibilità che la loro situazione possa migliorare nel breve periodo.
Quando il resto del mondo toglierà la fiducia ai debiti americani, sarà un momento storico, poichè non è mai stato vissuto prima niente del genere.
Wall Street Italia
La Cina potrebbe decidere di alzare ancora due volte i tassi di interesse prima della fine dell’anno, dopo la mossa a sorpresa di martedì, quando ha lasciato di stucco il mondo intero aumentando il costo del denaro di 25 punti base.
Dopo lo “shock”, molti operatori hanno sperato in realtà che quella manovra di politica monetaria restrittiva potesse essere considerata alla stregua di un episodio isolato, complici anche i dati economici diffusi da Pechino, che hanno confermato una crescita economica in lieve rallentamento e un’inflazione in rialzo, ma in linea con le attese.
Invece ora torna lo spettro di nuovi rialzi dei tassi da Pechino: il motivo? L’esigenza di raffreddare un mercato immobiliare che è stato spesso considerato a rischio bolla.
Wang Xiaoguang, ricercatore del governo cinese presso la Chinese Academy of Governance, parla chiaro: a suo avviso il rialzo dei tassi di 25 punti base non è abbastanza per assicurare al governo gli effetti desiderati.
Quella mossa, dunque, ha avvertito in un’intervista rilasciata a Reuters Insider television, “è stata solo l’inizio e c’è ragione di aspettarci nuovi rialzi dei tassi”.
Ora, le parole di Wang non vanno intese come diramate da un portavoce di Pechino: detto questo, riflettono comunque quanto alcuni in Cina stanno meditando di fare.
Dopo la mossa a sorpresa di martedì, i tassi benchmark sui depositi a un anno sono al 2,5%. “Quali dovrebbero essere i giusti tassi di interesse per la Cina? Penso che un 3,5% non sarebbe un problema. Si tratterebbe dunque di alzare il costo del denaro di un punto percentuale. Ma poi i tassi potrebbero salire anche senza problema al 4%”, ha detto l’esperto.
Continuando: “il governo sta mandando un chiaro segnale aumentando i tassi di interesse. In questo modo dimostra che è molto determinato a ridurre la speculazione presente nel mercato immobiliare”.
Tra l’altro, i prezzi degli immobili in Cina sono cresciuti a settembre su base mensile dello 0,5%: si è trattato del primo aumento su base mensile avvenuto dal mese di maggio.
Le previsioni di Wang sono condivise inoltre anche da altri analisti, che spostano però più in là il raggio di azione di Pechino.
Li Wei e Stephen Green, analisti presso Standard Chartered Bank in Cina, affermano che “due ulteriori rialzi dei tassi di interesse sono probabili nel primo semestre del 2011”. E Wang Tao, economista di Ubs Securities, parla di ben “tre rialzi dei tassi di interesse il prossimo anno”.
Si distingue invece da questo coro Chang Jian, economista di Barclays Bank, che afferma che è vero che la stretta monetaria operata martedì potrebbe indicare l’inizio di un ciclo di rialzi dei tassi, ma anche che “è troppo presto stabilire ora quando avverrà un’altra manovra”.
Il governo, continua, “vorrà infatti considerare l’impatto della mossa sul mercato prima di decidere il da farsi”.
In tutto questo, l’impressione è che comunque il mondo è diviso quasi a metà; da una parte gli Stati Uniti, che hanno sempre più sete di liquidità, e che continuano a lasciare al minimo storico i propri tassi di interesse. Dall’altro lato la Cina, terrorizzata dall’allarme bolla.