Mia madre, sul letto di morte, mi ha rimproverato perchè piangevo.
“Lo sai a cosa ti devi legare?”, mi ha domandato.
In quel momento io ero troppo sconvolto, troppo sopraffatto dalla mia tristezza per consentire alla sua saggezza di farsi comprendere da me.
Solo più tardi sono riuscito a capire ciò che intendeva dire.
Mi esortava a continuare a vivere.
La sua stagione era giunta al termine, mentre gran parte della mia mi stava ancora davanti.
Da allora ho rinunciato a tante cose, e questo ha reso tutto differente.
Da poco ho lasciato una casa nella quale avevo vissuto per quarant’ anni.
Ricordi di gioie, di dolori, di bellezze, di sogni, si persone, di avventure, stipavano tutti gli armadi, tutti i cassetti di ogni stanza.
Pensavo che non sarei mai stato in grado di abbandonare quella casa a estranei.
Ma poi, ricordando quella domanda della mamma, semplicemente ho chiuso la porta e me ne sono andato.
Era tutto così chiaro!
Mi sono reso conto che i miei sogni, i miei ricordi più preziosi non erano appesi negli armadi o riposti sul fondo dei cassetti.
Erano chiusi in me, e con me li avrei portati ovunque fossi andato.
E’ umano abbarbicarci a ciò che abbiamo, ma attaccandoci noi distruggiamo il flusso naturale della vita.
Esiste allo stesso modo un fluire spontaneo che ci spinge verso l’ amore.
Esso non ha inizio e non ha fine, come non rimane, statico e immobile, in un punto determinato delle nostre vite.
E’ continuo e si espande senza posa.
E trova ampio raggio d’ espressione attraverso nuove esperienze, pur vivendo per sempre nel calore di grate memorie.
Charles F. Kettering scrive…
Il mio interesse riposa nel futuro, perchè vi trascorrerò il resto della mia vita.