Il debito americano alle stelle
Mutui, è allarme morosità
Cari amici,
oggi sul sole 24 ore appare una notizia prevedibile.
Il debito USA è sempre più incontrollato.
Inoltre nel paese americano la disoccupazione cresce, i consumi ristagnano, i debiti contratti dalle famiglie aumentano, e, pertanto, il dollaro americano si deprezza sempre di più.
In questa prospettiva, la montagna incalcolabile di biglietti verdi che si trova all’ estero in mano ai creditori del governo americano appare sempre più instabile e minacciosa.
Fino a quando i governi cinese, indiano, giapponese, dei paesi arabi e, nel loro piccolo, dei paesi dell’ Unione Europea vorranno continuare a finanziare il gigante malato americano?
Questa domanda corre silenziosa e angosciante, nonostante tutti i “grandi” economisti fingano di non accorgersi della voragine che si sta aprendo sul sistema finanziario internazionale.
….ma Berlusconi resta ottimista! BEATO LUI!
Il sole 24 ore
«Parole, parole, parole…», cantava Mina un po’ di tempo fa. Un refrain che ben potrebbe adattasi alle tante (troppe) dichiarazioni in stile: «la crisi è finita» o «il peggio è alle spalle». Certo, tutti lo sperano. Ma, al di là delle parole (per l’appunto) ci sono ancora molti fatti che dovrebbero indurre a maggiore prudenza.
Tra questi l’andamento del mercato immobiliare americano, in particolare quello commerciale. In tal senso il Wall Stret Journal, che non può certo dirsi un foglio “catastrofista”, riporta alcuni dati molto interessanti sui conti economici di Fannie Mae e Freddie Mac, i due enti parastatali che sono lo snodo del sistema secondario dei mutui immobiliari di milioni e milioni di Mr e Mrs Smith. Ebbene, il “delinquency rate” (il tasso di insolvenza) di Fannie Mac alla fine di settembre è salito allo 0,62%, contro lo 0,16% di un anno prima. Un balzo che è conseguenza, anche e soprattutto, del peggioramento del mercato commerciale immobiliare. Come evidenzia, peraltro, un altro dato riferito a Freddie Mac: nel momento di massimo splendore dell’housing commercial market (nel 2007), il gruppo aveva garantito nuovi mutui per 180 miliardi di dollari legati a nuove costrusioni; la metà di questi, adesso, sono in morosità.
I timori di Harvard e della Fed
La situazione non è certo positiva. Una eventuale difficoltà delle due società parastatali nel sostenere i crediti per l’acquisto delle case potrebbe portare ad uno stallo del mercato stesso. «Senza la continua attività di Fannie Mae e Freddie Mac – ha scritto di recente l’università di Harvard – le compravendite immobiliari potrebbero fermarsi». La prestigiosa università non è sola a esprimere preoccupazione: proprio di recente il presidente della Fed di San Francisco, Janet Yellen, ha sì sottolineato che «gli indizi di stabilizzazione dell’immobiliare rappresentano senza dubbio un elemento positivo». Tuttavia la disoccupazione, in ottobre, è salita al 10,2%. Un trend preoccupante perché l’incremento del numero delle persone che non hanno uno stipendio può tradursi in una nuova ondata di morosità con succesivi pignoramenti. Il che «rimetterebbe sotto pressione i prezzi delle case tornati a crescere negli ultimi due mesi come rilevato dall’indice Case Shiller». Tanto che la Yellen ha definito «preoccupante» in particolare l’outlook del mercato immobiliare commerciale, quello a cui più sono esposte le banche regionali.
Il debito a stelle e strisce…alle stelle
Senza dimenticare, poi, che gli enti hanno ricevuto più di 110 miliardi di dollari dal governo di Washington per il loro salvataggio. E pensare ad ulteriori iniezioni di denaro è molto difficile. Proprio oggi, infatti, l’esecutivo ha pubblicato l’ultimo dato sul debito pubblico. Secondo quanto indicato dal dipartimento del Tesoro Usa, il debito ha superato la soglia dei 12mila miliardi di dollari. Al 16 novembre 2009 ammonta a 12.031,30 miliardi contro 11.999,51 miliardi il giorno prima. La prima soglia simbolica dei 10mila miliardi era stata superata nel settembre 2008. Dal primo novembre 2009 l’indebitamento è cresciuto di oltre 138 miliardi e si sta avvicinando rapidamente al tetto di 12.104 miliardi (circa l’80% del Pil Usa 2008) autorizzato dal Congresso.
Un altro dato che indica come, a volte, la realtà è lontana dalle «parole, parole, parole, soltanto parole….»