Anche sul posto che hai scritto ieri, ho trovato su Repubblica degli altri argomenti utili.
Rivisto al rialzo il Pil americano
I tassi potrebbero salire ancora
Il prodotto nazionale lordo statunitense è cresciuto del 2,9% nel secondo trimestre 2006: il dato è però sotto le previsioni degli economisti che si attendevano un +3,0% dal +2,5% della prima lettura. Continua l’allarme rialzi.
MILANO – Il prodotto nazionale lordo statunitense è cresciuto del 2,9% nel secondo trimestre 2006 in base alla seconda stima diffusa oggi. Il dato è leggermente sotto le previsioni degli economisti che si attendevano un +3,0% dal +2,5% della prima lettura.
Il ritmo di crescita del Pil statunitense del secondo trimestre, in base alla seconda lettura, conferma dunque la fase di rallentamento dopo il +5,6% dei primi tre mesi del 2006. Il dato è leggermente inferiore alle previsioni degli economisti che propendevano per un rialzo del 3,0%. Nonostante la revisione al rialzo al 2,9% dal 2,5% della prima stima, l’economia – rilevano gli esperti – probabilmente continuerà a rallentare quest’anno risentendo dell’indebolimento dei consumi e della gelata del mercato immobiliare.
L’andamento della spesa dei consumatori, che incide per il 70% sulla crescita dell’economia americana, nel secondo trimestre ha registrato una crescita del 2,6% (dal +2,5% della prima rilevazione) contro il +4,8% del primo trimestre, mentre l’inflazione si conferma in ascesa. L’indice dei prezzi di beni e servizi acquistati dai consumatori americani nel secondo trimestre ha confermato il +4,1% della prima stima contro il 2,0% del precedente trimestre. L’indice ‘core’, ossia depurato dalle componenti alimentare ed energia, è stato leggermente limato a +2,8% (dal +2,9% della prima stima) contro il +2,1% del primo trimestre. Per ritrovare un tale ritmo di crescita dei prezzi ‘core’ bisogna risalire al lontano primo trimestre del 2001. Quest’ultimo indicatore è monitorato con particolare attenzione dalla Federal Reserve per definire la sua strategia di politica monetaria. La Banca centrale americana ha deciso di interrompere il ciclo rialzista ad inizio agosto per non soffocare l’economia in previsione di una crescita sotto il potenziale per i prossimi sei trimestri, rinviando un ulteriore giro di vite sul credito qualora l’inflazione lo richiedesse.
Quanto ai redditi, sono cresciuti nel secondo trimestre del 6,9%, mentre i salari hanno segnato un aumento del 7,6%. Dalla statistica sul Pil emerge una leggera ripresa degli investimenti fissi aziendali con un rialzo del 4,7% dal +2,7% della prima stima. Il dato si confronta con il +13,7% del primo trimestre.
Ma gli investimenti in nuovi prodotti software e apparecchiature hanno subito una revisione al ribasso a -1,6% dal -1% della prima stima, vale a dire la contrazione più marcata dal quarto trimestre 2002. Gli utili aziendali dopo le tasse hanno registrato un crescita di ‘appena’ il 2,1% dal +14,8% del primo trimestre.
Secondo gli analisti di Banca Intesa la crescita del Pil del secondo trimestre 2006 è stata rivista al rialzo di quattro decimi al 2,9% trimestre su trimestre sostanzialmente in linea con le aspettative di mercato. La revisione dei consumi privati è stata marginalmente positiva mentre più sostanziosi sono stati i rialzi attribuiti ai dati preliminari di investimenti in strutture, esportazioni e scorte. Nel complesso il canale estero vede salire il proprio contributo alla crescita di circa un decimo (a +0,44%) mentre le scorte di oltre due (a +0,63%). Riviste al ribasso invece le stime relative agli investimenti industriali in macchinari e software e a quelle degli investimenti in strutture. Mentre le stime preliminari dei deflatori sono rimaste sostanzialmente invariate eccezion fatta per l’indice dei prezzi al consumo core rivisto al ribasso di un decimo al 2,8% trimestre su trimestre. I dati sul numero di occupati nel settore privato evidenziano una crescita di 107 mila occupati ad agosto (+0,1% mese su mese) in linea con l’andamento di luglio quando l’aumento delle buste paga non andò oltre le 99 mila unità. Il dato di agosto infine sarebbe coerente con una crescita dei non farm payrolls leggermente inferiore alle attese di mercato.
Intanto i tassi americani potrebbero salire ancora. Lo stop deciso ad agosto non significa la fine della fase di rialzo dei tassi di interesse. E’ quanto emerge dalle minute della riunione del Fomc dell’8 agosto scorso, rese note ieri sera. I membri del comitato di politica monetaria hanno convenuto sul fatto che "i rischi di inflazione restano rilevanti e che, di conseguenza, la decisione di mantenere i tassi invariati non implica necessariamente la fine del ciclo restrittivo", si legge nelle minute.
"In vista dei dati elevati su costi e prezzi, molti membri del comitato hanno sottolineato che la decisione di lasciare i tassi invariati è stata presa sul filo del rasoio e che potrebbero essere necessari nuovi rialzi", proseguono le minute. Secondo alcuni, la pausa potrebbe rivelarsi utile per acquisire nuove informazioni sull’outlook economico prima della prossima riunione.
(30 agosto 2006)