I seguaci di Lefebvre: «Scandalizzati dal Papa per la preghiera nella Moschea Blu»
Don Petrucci: «La scomunica ci è stata tolta senza che a noi fosse stata posta alcuna condizione»
Cari amici,
Le notizie riguardanti i rapporti “politici” che esistono “dentro” la Chiesa cattolica, sono intriganti ed utili per fare discorsi “generali” sulla politica.
Ciò che rende interessante l’ analisi di questi rapporti, è l’ esistenza della figura del “Papa”, la quale “mitizza” e “attualizza” il rapporto tra i governati e “l’ autorità costituita”.
L’ articolo che segue, tratto dal Corriere della sera, racconta di un prete che “accoglie” l’ autorità del papa nella misura in cui si adatta alle proprie idee.
Si tratta dello stesso tipo di atteggiamento delle migliaia di coppie che sono sposate soltanto in comune, me che poi la domenica si fanno la comunione in Chiesa.
O da altre migliaia di coppie che fanno uso di profilattici e di anticoncezionali, e non si sentono per nulla “nel peccato”.
E’ interessante anche come l’ articolo che segue metta in competizione l’ autorità del Papa con la tradizione della Chiesa.
Il senso di questo punto di vista è che non si può “cambiare” ma si deve sempre mantenere il proprio comportamento in coerenza con quello dei propri padri.
Questa “regola” dovrebbe essere adottata “anche” dal Papa.
Pertanto l’ autorità del papa si mantiene in continua ambivalenza tra essere “vicario” di Dio, e “autorità” suprema di un’ organizzazione complessa.
I fedeli si mantengono in questo “gioco” facendo finta di essere osservanti, ma in effetti comportandosi da “avanguardia” e tirando il potere “ecclesiale” verso il progresso dell’ umanità.
Povero Papa! Costretto continuamente a guardare avanti dal popolo di Dio, e tirato per la giacca da tutte le varie “idee” che bollono tra i gruppi che compongono la Chiesa universale.
Corriere della sera
CITTA’ DEL VATICANO – «Riconosciamo il magistero della Chiesa fino al Concilio Vaticano II, è quello che abbiamo sempre detto». Si è espresso in questi termini con l’Adnkronos don Pierpaolo Petrucci, Priore del Priorato di Rimini della Fraternità di San Pio X in merito al problema dell’accettazione del Concilio Vaticano II da parte dei lefebvriani .
DON PETRUCCI – «Il Concilio Vaticano II del resto – ha aggiunto il sacerdote – è un concilio pastorale e non dogmatico, non ha definito dogmi di fede, la sua è un autorità pastorale, quindi che può essere discussa ed è quanto vogliamo fare». «Molte affermazioni del Concilio – ha proseguito don Pierpaolo – contraddicono il magistero dei papi precedenti». «Il Vaticano II – ha insistito – è il primo Concilio della storia che mette in discussione tutto ciò che la Chiesa affermava precedentemente». In quanto alle parole pronunciate mercoledì dal Papa e alla richiesta di accettazione del Concilio Vaticano II, don Petrucci ha affermato che l’intenzione della Fraternità è ora quella di approfondire e discutere i diversi aspetti del Concilio con le autorità vaticane: «È nostra esigenza discutere con la Chiesa -ha detto il sacerdote- dei temi di fondo».
NESSUNA CONDIZIONE – «La scomunica ci è stata tolta senza che a noi fosse stata posta alcuna condizione, si è trattato di un atto unilaterale del Papa», ha aggiunto don Petrucci. I Lefebvriani italiani vogliono farsi conoscere e far conoscere le loro idee e il contributo che possono dare alla vita della Chiesa. «Abbiamo sempre avuto fiducia nella Chiesa – ha spiegato don Pierpaolo – non è mai stata nostra intenzione costruire una chiesa parallela». «Il fatto che prima eravamo considerati scismatici e successivamente questo scisma è stato revocato senza che ci fosse chiesta alcuna condizione – afferma il sacerdote della Fraternità – costituisce un riconoscimento implicito» delle nostre idee dopo «che siamo stati messi all’indice ingiustamente». Insomma il gesto di pace del Papa non è stata preceduto da nessuna richiesta da parte vaticana agli scismatici in merito ad una accettazione del Concilio Vaticano II. Fra le richieste che ora la Fraternità farà alla Santa Sede c’è anche quella della «riabilitazione di mons. Lefebvre che è stato un vescovo missionario» spiega don Petrucci.
SCANDALIZZATI DA PAPA A ISTANBUL – «Se da una parte è possibile dire che questo Papa dal punto di vista liturgico è legato alla tradizione, dal punto di vista dell’ecumenismo è in linea con il Concilio Vaticano II. Noi siamo rimasti scandalizzati dalla preghiera che Benedetto XVI ha fatto nella moschea blu di Istanbul durante il suo viaggio in Turchia» che avvenne nel novembre del 2006. Don Petrucci ha ricordato che «già Pio XI condannava tutte le relazioni interreligiose». Quindi ha osservato che diverse encicliche pubblicate sotto i pontefici precedenti al Concilio, da Pio IX a Pio XII, dicono cose che sono state poi smentite dai documenti conciliari.
RABBINATO: IL PAPA VENGA IN ISRAELE – Intanto il Rabbinato generale di Gerusalemme aspetta la visita di Benedetto XVI, «molto importante per noi», prevista in maggio. E ritiene che i rapporti fra la Chiesa e il mondo ebraico non subiranno interruzioni: ora devono essere decisi soltanto i passi complementari da intraprendere per risolvere la vicenda dei lefebvriani negazionisti. È la posizione, espressa in un’intervista a «Liberal», del direttore generale del Rabbinato, Oded Weider, che sottolinea: «Le parole pronunciate dal Papa durante l’udienza generale di mercoledì scorso sono molto importanti: si è trattato di una presa di posizione forte contro l’Olocausto e chi lo nega. Penso che quelle parole siano state fondamentali, non soltanto per gli ebrei ma per il mondo intero: hanno affermato una volta di più che i negazionisti sono un’offesa per l’umanità, e che questi devono essere condannati nella maniera più ferma possibile. In molti posti, infatti, i negazionisti sono l’avanguardia dei neo-nazisti».