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Nonostante la retorica sui “diritti umani” e sulla “superiorità morale”, le potenze transatlantiche perseguono una politica di scontro e guerra su tutti i fronti. Con la Cina, il governo USA ha iniziato la guerra dei microchip, ma ora il governo cinese ha reagito vietando l’acquisto di chip dal produttore americano Micron. L’amministrazione Biden ha protestato chiamando la mossa “intollerabile” e tacciando Pechino di “coercizione economica”, quando Washington esattamente la stessa cosa. In Europa, la Commissione EU ha sostituito al “decoupling” con la Cina il “de-risking”, che suona meno minaccioso per l’economia europea, ma è altrettanto dannoso. Contro la Russia continua l’escalation militare e il rifiuto dei negoziati (vedi sotto). Il consigliere per la Sicurezza Nazionale di Biden, Jake Sullivan, ha concesso via libera all’Ucraina per lanciare attacchi sul territorio russo, compresa la Crimea, suscitando una protesta ufficiale del ministero degli Esteri russo nei confronti dei diplomatici USA a Mosca. Lo stesso giorno (26 maggio) Mosca ha ventilato la possibilità di troncare le relazioni diplomatiche con il Regno Unito dopo la diffusione di notizie secondo cui militari britannici sarebbero direttamente coinvolti in attacchi sul territorio russo. Mosca procede anche con il dispiegamento di armi nucleari tattiche in Bielorussia, mentre la NATO prepara missioni nucleari in Europa orientale.
La nuova architettura finanziaria dei BRICS e la truffa atlantista della “politica sul clima”