Euro si, euro no, è tempo di una posizione netta
Noi lo dicevamo più di un anno fa che le politiche di austerità, che consistono in tagli alla spesa
sociale e aumento delle tasse adottate dal governo Monti, stanno distruggendo l’economia dell’Italia.
Tagliando la spesa sociale e aumentando le tasse, le persone avranno un potere d’acquisto ed un reddito sempre minori.
Le possibilità di acquistare beni prodotti dalle aziende saranno sempre più ridotte.
Le piccole e medie imprese saranno messe in estrema difficoltà in quanto, vendendo poco e pagando più tasse, avranno difficoltà a pagare i fornitori e i dipendenti.
Saranno quindi sempre più costrette a: chiudere, licenziare, assumere in nero o in maniera sempre più precaria e flessibile.
Con queste politiche economiche sarà inevitabile un aumento del debito pubblico anziché una sua riduzione, perché nel complesso lo Stato riscuoterà meno introiti e si troverà a dover sostenere spese come per esempio: sussidi di disoccupazione, mobilità, cassa integrazione ecc.
Queste politiche economiche non salvano lo Stato, ma ne distruggono ogni rimanente forma di democrazia perché, come sia Monti e Napolitano ci hanno ripetutamente avvisato, otterremo di sopravvivere solo in cambio di cessioni di sovranità (ovvero vendendo la nostra libertà di popolo in cambio di soldi – non vi suona strano?).
I dati parlavano chiaro già nei primi 3 mesi di Governo Monti (Novembre 2011 – Febbraio 2012).
Il debito pubblico aumentò di 30 miliardi. L’austerità imposta, quindi, non serve proprio a nulla e le manovre di questo governo della grande finanza non servirono affatto a ridurre il debito.
Solo gli interessi sul debito totale (1950 miliardi dell’epoca) ammontavano a 80 miliardi di Euro l’anno (ovvero due finanziarie annue solo per pagare gli interessi).
Non solo, lo spread rimase pressoché invariato ed aumentò la disoccupazione mentre le aziende continuavano a chiudere.
E questo soltanto per cominciare.
Poi il prosieguo del governo Monti ed il governo Letta hanno prodotto una ulteriore impennata del debito +9,9% sul PIL (ovvero circa 122 miliardi – dati aggiornati a luglio 2013) e della disoccupazione che supera oggi il 12% (39,5% quella giovanile – ora al passo con quella spagnola), mentre lo spread è calato in tutta Europa, non solo in Italia, grazie ad un’emissione di liquidità da parte della BCE lo scorso anno, altro che per merito di Monti, fu per non far saltare l’Euro.
Cittadini ed imprese al collasso non garantiscono più lo stesso livello di entrate fiscali, anche a fronte di un’esasperante aumento dell’austerità, così il governo potrà attivare processi di privatizzazione, a tutto vantaggio dei grandi gruppi economici e finanziari con la scusa di un debito da abbattere che è impossibile ridurre con i mezzi attuali.
Acqua, imprese di rilevanza strategica, scuola e università, monumenti, strade, spiagge: tutto serve per la svendita a buon mercato del c’era una volta il bel paese. Basti pensare che le banche nel 2011 hanno chiesto alla Grecia di impegnarsi il Partenone.
Migliaia di anni di storia svenduti al peggior offerente.
Ed ecco che entrano in ballo altri cappi affinché noi e lo Stato non possiamo muoverci, attanagliati dal terrore del default; si chiamano Fiscal Compact e MES.
Da una parte lo Stato non può più spendere in favore dei cittadini senza averli prima tassati per lo stesso importo (vedi pareggio di bilancio), quindi se il bilancio sta a zero significa che lo Stato darà zero ricchezza, zero altra occupazione, zero altri investimenti.
Dall’altra viene istituito un assurdo fondo di garanzia sempre a debito prelevando dalle nostre tasche 125 miliardi in 5 anni.
In pochi sanno però che l’Italia incassa più di quanto spende in servizi e stipendi da oltre 20 anni.
Infatti parte il 1992 (pareggio di bilancio) 2009 (-0,6%) e 2010 (-0,1%) lo Stato chiude il bilancio a credito, cioè GUADAGNA (e mentre state leggendo questo articolo il suo bilancio è addirittura il n°1 in Europa, migliore pure di quello tedesco – fonte The economist), mentre il debito pubblico aumenta inesorabilmente.
Questo dimostra scientificamente una verità innegabile: il debito non è colpa degli sprechi (che rimangono una deprecabile colpa della casta), visto che viene già abbondantemente coperto, e con un enorme avanzo, dalle tasse dei cittadini, ma degli interessi dovuti ai mercati finanziari ed alle banche private a cui chiediamo in prestito il denaro necessario in cambio di interessi anziché stampandocelo per conto nostro come fanno: USA, Giappone, Brasile, Sud Africa, Russia, Cina, Norvegia, ecc.
Dimostra anche che la débacle italiana e di tutto il Sud Europa è figlia di quei trattati anticostituzionali (e già per questo da stracciare) che introducono norme meccaniche ed inflessibili (oltre che antidemocratiche e controproducenti) tipiche della finanza a fronte di una vita reale che corre sul filo sinuoso e mutevole dell’economia che si basa sugli scambi di tutti i giorni di cui la moneta non è altro che un veicolo oggi chiuso a chiave nel garage dell’alta finanza anziché essere in circolazione.
Aspettarsi che la Germania, passata da cenerentola dopo la sua riunificazione, a regina d’Europa intenda scendere a compromessi, fosse anche solo andando a pietire le briciole, è pura risibile utopia.
L’Italia per conto suo ha fatto il percorso inverso in appena 10 anni, passando dall’essere regina incontrastata del manifatturiero e settima potenza economica ed industriale del mondo grazie alla ‘liretta’ a maiale in quel della porcilaia d’Europa al pari degli altri PIIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna).
Il passo è stato breve anche grazie al giochetto del voto di scambio che ha permesso a politici e malaffare di fare guadagni facili senza badare alla trappola in cui ci stavano infilando, con senso di responsabilità e lungimiranza zero.
E così oggi non rimane che una ed una sola strada da percorrere: riacquistare la sovranità nazionale la quale, è bene inteso, non può che passare attraverso la riappropriazione della nostra dignità e consapevolezza individuale prima e di popolo poi.
Economia 5 Stelle lancia la proprio appello al Movimento 5 Stelle perché si faccia parte delle istanze della popolazione che è depressa a causa del peso europeo sull’economia italiana.
Il Movimento DEVE prendere una posizione e smascherare il disegno dei continui rinvii strategici di IMU ed IVA, atti ad ingannare i cittadini che la ripresa potrà esserci, mentre è solo uno stratagemma di Letta e so(r)ci per conservare il PIL del 2013 su livelli accettabili e scongiurare (ma solo sui libri contabili) il tracollo atteso – quando la gente che avrà speso e tenuto a galla il PIL credendo che l’economia fosse ripartita – con la batosta di primavera.
Dobbiamo capire che questa è una strategia attendista mentre il governo le sta tentando tutte per convincere la Germania ad essere buona con noi. I nodi verranno al pettine presto anche per il PD ma a quel punto potrebbe essere troppo tardi per un’altra ragione.
Il Movimento DEVE prendere una posizione anche perché il primo che salta sul carro della sovranità farà il pieno di voti al prossimo giro, acciuffando i convinti, gli indecisi e soprattutto gli astenuti che aspettano da anni il segnale per tornare a partecipare.
Se costui fosse il Cav. c’è da prevedere che quello, con tanto di bottino elettorale in saccoccia, andrà a mercanteggiarlo in Europa in cambio di una toppa sui suoi carichi pendenti ed allora la ritrovata stabilità dell’Unione, previo un lieve allargamento (provvisorio quanto basta) del cappio dei vincoli (la solita mollica gettata al pueblo), diventerebbero la merce di scambio per i suoi processi (e condanne).
http://www.economia5stelle.it/comunicaz … one-netta/