Eluana, la controffensiva di papà Englaro
Pronto il ricorso al Tar contro Formigoni
Un commissario potrebbe ordinare il rispetto della sentenza e la tutela
di un diritto. “Per l’ultimo viaggio anche una scorta di carabinieri”
Cari amici,
Quando finirà la vicenda Englaro?
Mi chiedo le ragioni di questo accanimento da parte di tutti i “tutori” più o meno autorizzati di questa sfortunata ragazza.
Il padre che è convinto di seguire le volontà a suo tempo manifestate dalla figlia.
Le autorità politiche che non vogliono essere direttamente coinvolte nell’ interruzione delle cure mediche, poichè questo fatto non è compatibile con i sentimenti religiosi che animano interi settori dell’ opinione pubblica.
Trovo che sia ingiusto aver fatto diventare un caso nazionale questa vicenda umana.
Ciò che mi addolora di più è questa continua vicinanza al punto di incontro tra la vita e la morte, sul quale tutti gli “attori” di questo processo si arrogano il diritto di tracciare il limite.
Ed Eluana continua a vivere e morire ogni giorno, senza fine!
…non è giusto!
La repubblica
MILANO – Si chiama “atto d’urgenza”. I legali dicono di non averlo ancora organizzato, papà Beppino Englaro mantiene il silenzio che s’è imposto sulle questioni legali (e sabato sarà ospite a Che tempo che fa, Raitre). Ma risulta a Repubblica che la decisione sia stata presa, nel giorno della Befana. E che la controffensiva degli Englaro, “in nome dello Stato di diritto”, sia pronta. Ed è pronta a scattare se la clinica di Udine, ancora impegnata a interrogarsi se e quando accettare la paziente Eluana, dovesse fare marcia indietro e dire di no. La decisione, in Friuli, forse slitterà ai primi giorni della prossima settimana, fa capire l’amministratore delegato della clinica Claudio Riccobon. E anche l’udienza per far ripartire la procedura di ricovero coatto della donna in stato vegetativo da oltre diciassette anni potrebbe celebrarsi, davanti al Tar, il tribunale amministrativo regionale, tra meno di due settimane.
Le sentenze dei tribunali danno ragione ai ricorsi per conto di Eluana. Ma la Regione Lombardia a settembre si è rifiutata di fornire un hospice: lo stesso governatore Roberto Formigoni ha spiegato i criteri politici, ma anche religiosi, di questa scelta, restando sordo a ogni obiezione. Anzi, aggiungendo che “il Servizio sanitario nazionale dà compito alla Regione di assistere, curare, tentare di guarire, non esiste l’obbligo alle Regioni di dare la morte”. E che la sentenza così com’era non gli bastava: “Ci dicano intanto che abbiamo un obbligo, sinora non l’hanno fatto”.
Inoltre, nei giorni di una campagna politico-religiosa contro le scelte degli Englaro, la Regione Lombardia ha accolto e ritrasmesso immediatamente la direttiva sui disabili emessa dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Un atto amministrativo che, nella notte tra il 16 e il 17 dicembre, aveva avuto la forza di dirottare l’autoambulanza che stava per prelevare Eluana Englaro dalle suore Misericordine di Lecco per trasportarla al terzo piano, reparto privato, della clinica “Città di Udine”, dove tutto era pronto per “l’ultimo viaggio”.
L’avvocato Vittorio Angiolini, d’accordo con la curatrice speciale di Eluana, Franca Alessio, ha dunque deciso di ricorrere contro la Regione. E lo scenario che si profila può portare a conseguenze che forse i politici non avevano preventivato. E cioè che, se verrà dichiarato illegittimo dal Tar della Lombardia il rifiuto del servizio sanitario a rispettare una sentenza (dello scorso luglio) confermata dalla Cassazione, il primo passo sarà la nomina di un commissario. Questo commissario speciale si sostituisce ai funzionari della Regione. E quindi ordina – ne ha il potere – di rispettare la sentenza. Cioè indica (impone) il luogo dove consentire a questa paziente di riprendere il cammino naturale della morte per incidente d’auto, bloccato da una rianimazione che non ha rianimato, inceppato da terapie e pratiche che Eluana, in vita, aveva dichiarato di non voler accettare. Eluana, quindi, potrebbe persino essere accompagna da una scorta di carabinieri o poliziotti per far valere i suoi diritti, calpestati – se gli Englaro otterranno ragione – dalla Regione e dal Welfare.
Già all’indomani delle prese di posizione politiche contro le sentenze, alcuni magistrati e tecnici avevano eplicitamente suggerito di rivolgersi alla forza pubblica. Resta da aggiungere che questo ricorso era stato accantonato dagli Englaro solo quando i friulani avevano firmato il protocollo che stabiliva i criteri medici, umani e giuridici per gli ultimi giorni di una persona che, a detta della medicina internazionale più accreditata, vive “staccata” dal mondo esterno. E c’era (e c’è ancora) un primario dell’ospedale pubblico, Amato Da Monte, che s’era detto disponibile ad accompagnare Eluana alla morte, insieme con un’équipe di volontari (che ci sono ancora, senza defezioni).