Cari amici,
Mi sono veramente stancato di vedere tutti i giorni in prima pagina la faccia di Berlusconi in primo piano.
Ma quando finiremo di parlare di lui?
E’ possibile un intossicazione mediatica di questa portata?
Come se non avessimo altro a cui pensare?
Mi domando cosa succederà quanto Berlusconi si ritirerà dalla vita politica, ….perchè succederà prima o poi!
E’ necessario ricordare, se mai ce ne fosse bisogno, che Silvio ormai è un vecchietto di 70 anni, che vive in un mondo che non è più quello che lui ha amato, vissuto e praticato.
Berlusconi ormai è solo il coperchio di una pentola a pressione, che deve essere sollevato per il nostro e per il suo bene.
Corriere della sera
ROMA – Il 17 dicembre scorso, davanti ai pubblici ministeri di Trani, Giancarlo Innocenzi ha negato di aver mai subito pressioni. Il componente dell’Agcom ora accusato di concussione fu convocato come testimone nell’ambito dell’indagine su tassi usurai che sarebbero stati applicati a carte di credito dell’American Express. Verso la fine dell’interrogatorio gli fu chiesto in maniera esplicita se avesse mai ricevuto richieste per bloccare la messa in onda di trasmissioni o se fosse a conoscenza di qualcuno che lo aveva fatto. Lui lo escluse.
Non sapeva che i magistrati avevano già ascoltato le sue conversazioni durante le quali Silvio Berlusconi lo sollecitava a intervenire affinché l’Autorità di cui fa parte bloccasse AnnoZero di Michele Santoro e altri programmi di approfondimento e lui si metteva a disposizione. Dopo qualche giorno finì indagato. Questa circostanza sarà utilizzata dal suo avvocato Marcello Melandri per sollecitare la trasmissione del fascicolo a Roma per competenza. L’istanza sarà presentata stamani dal difensore che spiega: «Soltanto adesso scopriamo, grazie a una fuga di notizie, che quando è stato convocato il mio cliente era di fatto già sotto inchiesta. Mentre all’epoca non riuscivamo a spiegarci quelle domande, adesso sappiamo che derivavano dall’ascolto di conversazioni intercettate. Dunque, doveva essere interrogato con l’assistenza di un legale. In ogni caso non si capisce a che titolo procedano questi magistrati. Qualora esistesse davvero un reato – e su questo ho seri dubbi – non spetterebbe a loro indagare, ma ai pm della capitale».
Allegate agli atti ci sarebbero tredici conversazioni di Innocenzi con il presidente del Consiglio, e cinque dello stesso premier con il direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Ed è il procuratore di Trani Carlo Maria Capristo a specificare: «Tutto quello che non ha attinenza con l’indagine è già stato eliminato». Ciò vuol dire che le telefonate di Berlusconi sono ancora nel fascicolo, anche se per poterle utilizzare nei suoi confronti bisognerà chiedere l’autorizzazione alla Camera. In ogni caso si tratta di documentazione che gli ispettori ministeriali non potranno esaminare. Il capo dell’ufficio su questo è categorico: «È la legge a impedire che possano visionare atti coperti dal segreto, dunque noi non daremo alcun documento. Faccio il magistrato da trent’anni, sono sempre stato in prima linea e questa è la prima ispezione che subisco, ma conosco le regole». Il Guardasigilli Angelino Alfano ha parlato di «abuso di intercettazioni a strascico», vale a dire conversazioni captate nel corso della prima indagine e poi utilizzate nel nuovo fascicolo. Dichiara Capristo: «Sinceramente non so proprio che cosa volesse dire. Se ci sono dialoghi che necessitano approfondimenti perché fanno intravedere ipotesi di reato, noi siamo obbligati ad effettuare le verifiche. Ed è quello che stavamo facendo, quando c’è stata la fuga di notizie».
L’alto magistrato dice di essere «turbato e amareggiato per quanto accaduto, perché si è trattato di un vero e proprio siluro all’inchiesta. Basti pensare che l’informativa della Guardia di Finanza è stata consegnata il 5 marzo scorso e in questa settimana stavamo decidendo come procedere». In realtà il pubblico ministero Michele Ruggiero era intenzionato a chiedere un provvedimento di interdizione dai pubblici uffici per gli indagati ed è stato proprio il procuratore a frenare. Da giorni nega però qualsiasi tipo di tensione, assicura che «qui siamo abituati a lavorare in squadra, confrontandoci e trovando insieme una soluzione ad ogni problema». Poi sottolinea la sua «determinazione a scoprire chi ha soffiato la notizia sull’esistenza dell’indagine» pubblicata da Il Fatto Quotidiano. Perché, dice, «siamo noi le prime vittime di quanto è accaduto e io posso assicurare che da questo ufficio nulla è trapelato». In realtà appena due giorni fa una non meglio specificata «fonte giudiziaria» ha smentito l’iscrizione nel registro degli indagati di Minzolini. Su questo Capristo è lapidario: «Non so di chi si tratti né chi possa aver parlato a nome della Procura. Io certamente non ho emesso alcun comunicato».