Draghi: «Mercati più in salute
del previsto, ma ancora fragili»
Cari amici,
Il bollettino economico di Draghi, a mio giudizio, evidenzia la mancanza di prospettive della politica economica mondiale.
In altre parole, la barca va senza timone in un oceano che manifesta un tempo incerto e incomprensibile.
Gli equilibri economici del sistema si sono infranti, poichè la massa finanziaria su cui si reggevano si è dissolta con la crisi.
Pertanto da allora le banche centrali stanno “pompando sangue” all’ economia reale, sperando che il “morto risorga”.
Nella frase appena scritta sta tutta la contraddizione della nostra “moderna” economia.
Le banche “prestano” i soldi che producono e pretendono anche gli interessi, sperando che i “debitori” (ossia tutti noi), riescano a produrre “realmente” ciò che “virtualmente” gli è stato momentaneamente affidato.
Proprio per questo motivo la stragrande maggioranza di tutti noi si ritrova debitore, e non riuscirà mai a saldare i propri debiti verso le banche.
I pochi beneficiari di questo sistema sono gli operatori finanziari privati, i quali si approfittano di questo “pompaggio di sangue” per far girare la ricchezza finanziaria a proprio vantaggio, creando così altro valore finanziario intangibile “al di sopra” dell’ economia reale.
Questa contraddizione si può evitare solo con una riforma “politica” della politica economica!
Chi ha il coraggio di cambiare?
Il Sole 24 ore
La situazione del sistema finanziario oggi è «molto migliore di quanto ci si poteva attendere un anno fa, ma allo stesso tempo non è così positiva come credono i mercati». Lo ha affermato il presidente delFinancial Stability Board, Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, a Basilea.
Nel panorama finanziario «la redditività è notevolmente migliorata – ha rilevato Draghi – la situazione delle liquidità è a sua volta migliorata significativamente». Ma «allo stesso tempo permangono fragilità nel sistema». La situazione attuale riflette le politiche espansive messe in campo per contrastare la crisi, che tuttavia sono a carattere eccezionale. Draghi ha rilevato inoltre che le future necessità di rifinanziamento delle istituzioni finanziarie «sono veramente notevoli». E allo stesso tempo, più a lungo termine, anche le necessità di finanziamento dei governi diventeranno «straordinarie».
Intanto, ha riferito ancora Draghi, il Financial Stability Board (organismo di consultazione transnazionale, costola del G-20, che sta contribuendo a riscrivere le regole della finanza mondiale), riunito oggi per la prima riunione plenaria del 2010, ha dato tutto il suo appoggio alle proposte del Comitato di Basilea, che a dicembre ha ribadito l’impegno a riformare il sistema bancario rafforzando la capitalizzazione delle banche per ridurre i rischi.
I lavori proseguiranno domani con il G-10 dei banchieri centrali, presso la Banca dei regolamenti internazionali (la cosiddetta «banca centrale delle banche centrali») a cui sono stati invitati anche i manager delle maggiori istituzioni finanziarie private, sotto la presidenza del numero uno della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet. Secondo il Financial Times se nel settore creditizio vi è una diffusa convinzione sul fatto che la fase acuta della crisi sia ormai alle spalle, i banchieri centrali potrebbero richiamare l’attenzione sui perduranti rischi che gravano sul settore.
La Bri rileva criticità nelle performance dei portafogli di credito, così come nel potenziale accresciuto fabbisogno di reperire finanziamenti. C’è inoltre preoccupazione, come si diceva, sulla possibilità che la fase di politiche espansive e tassi di interesse bassi – seguita dalle autorità per contrastare la crisi economica – possa aver incoraggiato nuovamente eccessive prese di rischio da parte degli operatori, con incognite sul cosa accadrà quando queste condizioni eccezionalmente favorevoli verranno rimosse. Su questi aspetti a fornire indicazioni sarà Trichet, con una conferenza stampa attesa per lunedì.
Intanto ieri dall’area euro e dagli Stati Uniti sono giunti dati non incoraggianti sulla disoccupazione, che rischia di compromettere la solidità dei consumi e in questo modo le stesse prospettive di ripresa economica. Allo stesso tempo Eurostat ha però confermato una ripresa del Pil dell’Ue16 dello 0,4% tra il secondo e il terzo trimestre; mentre l’Ocse ha pubblicato i dati di novembre del suo superindice previsionale per l’economia, che ha evidenziato nuovi rafforzamenti delle prospettive di ripresa, pur in presenza di dati non soddisfacenti per quanto riguarda la produzione industriale tedesca. (a cura di Alberto Annicchiarico)