MA LO SAPETE PERCHE’ IL DOLLARO SI RIAPPREZZA?
Siamo oramai in una situazione paradossale. Non tanto per la borsa (lo S&P500 sulla base degli utili 2009 probabilmente non vale più della metà di quel che quota). Il problema vero, e’ un altro.
Cari amici,
Vi lascio di seguito un articolo che ho trovato molto interessante, che approfondisce l’ origine del valore dei soldi.
E’ bene sapere che i soldi, in se, sono soltanto informazioni di “valore” che ci scambiamo tramite computers o per mezzo di pezzi di carta, solitamente verdi.
Questi mucchi di pezzi di carta e di informazioni contenute nei “sacri” files delle banche (le valute mondiali), hanno pure loro dei rapporti di valore, che gli stati si “scambiano” basandoci su informazioni economiche ritenute “affidabili”.
Per fare un paragone, sarebbe come se ci fosse una tavola rotonda di opinionisti (i banchieri di tutto il mondo) che discutono e trattano del valore di una enorme torta che si sta preparando in cucina, che serve per un banchetto a cui sono invitati circa 6 miliardi di persone (la popolazione mondiale).
Tutta la popolazione mondiale è chiamata a preparare la torta con il proprio lavoro, ma possiede il diritto di mangiarla soltanto sulla base dell’ esito delle discussioni degli opinionisti (i banchieri), che nelle loro stanze si scambiano valori e informazioni.
La torta è enorme, ma nessuno sa quanto sia effettivamente grande.
Tuttavia ogni opinionista (banchiere) ha in mente un valore complessivo preciso, e in più è convinto di avere dei diritti su una fetta più o meno grande di dolce.
Gli opinionisti si scambiano informazioni e valore, chiusi nelle loro stanze, e intanto la torta enorme continua ad essere preparata, e ogni abitante della terra ne vuole mangiare, ma ne ha diritto soltanto sulla base del valore dei pezzi di carta (la moneta) che ha in tasca.
L’ articolo che segue, approfondisce il punto di vista di un “opinionista” (Il banchiere del dollaro americano), il quale ritiene i “propri” pezzi di carta molto preziosi nei confronti di tutti gli altri pezzi di carta (le altre monete).
Per questo motivo il valore del dollaro sale nei confronti di tutte le altre valute, e, per questo motivo, con questi pezzi di carta si possono comprare molte più fette di torta, rispetto a chi possiede altri pezzi di carta (altre valute).
E allora, si chiede l’ autore dell’ articolo che segue, se questa è la situazione, sarà sufficiente che pochi soggetti estremamente ricchi di moneta forte (dollari americani), stufi di avere le casse piene di pezzi di carta inutili ma preziosi, aprano la borsa per comprare “il lato buono della torta” cioè beni veri e preziosi (oro, argento, petrolio), per buttare in aria il mercato e “sfrattare” gli opinionisti (i banchieri centrali che continuano a discutere di “aria fritta”) dalla loro stanza in cui continuano a discutere senza mai prendere contatto con la realtà.
Wall Street Italia
(WSI) – Siamo oramai in una situazione al limite del paradosso. Non ci riferiamo tanto alle borse. L’S&P sulla base degli utili generati in prospettiva nel 2009 probabilmente non vale più della metà di quel che quota.
Gli indici europei sono sicuramente più interessanti come rapporto rendimento prezzo, purtroppo seguono sempre il primo, fino ai loro minimi ridicoli del 2003. Dove invece di ridicolo l’S&P e il Dow Jones avevano solo i livelli ancora estremamente gonfiati dai quali ripartirono.
Ma si sa, gli americani, sono sempre i più ottimisti di tutti, credono ancora alle favole del loro vecchio banchiere centrale. Persino Greenspan pare credere ancora a se stesso e alla enorme quantità di idiozie che ci ha raccontato in tutti i suoi anni a capo della FED. Menzogne delle quali avrebbe solo da vergognarsi.
Ci riferiamo invece al riprezzamento del dollaro. E non in termini degli altri coriandoli in circolazione stampati dalle altre banche centrali. Ma in termini di potere d’acquisto verso i beni reali. Non è mai esistita ancora nessuna bolla delle materie prime. Erano forse salite un po’ troppo sulla base di una domanda eccessiva dovuta al boom economico. Il segnale che fossimo entrati nel crack up boom. La bolla delle materie prime è esistita solo nella testa di chi abusava di tale termine e mai si è sognato di utilizzarlo per indicare invece:
– la bolla tecnologica del 2000,
– quella del dollaro del 2001,
– quella immobiliare del 2002-2007,
– quella del debito-credito del 1995-2008,
– quella della liquidità del 2003,
– quella degli strumenti derivati del 2004-2008,
– quella dei consumi del 1995-2008,
– quella dei titoli di stato del 2002-2008…
– quella delle menzogne di Greenspan e degli altri banchieri centrali dall’inizio dei tempi fino a oggi.
Mettiamoci per comodità una data a scelta, la nascita della FED, quindi 1913-…
… lo avete capito, le menzogne non muoiono mai, è una bolla destinata a mangiarsi il mondo.
Oramai sappiamo benissimo che il dollaro si sta riprezzando in virtù della crisi come passaggio d’obbligo per uscire dalle posizioni speculative, e non, legate al boom precedente. Tuttavia se tale riprezzamento ha qualche senso in termine delle altre valute, comincia a perdere senso in virtù dei prezzi dei beni reali, per definizione scarsi.
Il credito in effetti ha ripreso a ricircolare, almeno a livello interbancario. L’emergenza di tassi interbancari elevati è stata superata da qualche settimana. Forse non tutti se ne sono accorti ma Libor, Euribor, swaps, cds, sono tornati o stanno tornando a livelli di norma. Lentamente il denaro e il credito che le banche hanno ripreso a scambiarsi più serenamente, stanno cominciano a defluire anche nel sistema economico.
Appena la fase di emergenza si sarà esaurita la liquidità generata in queste settimane tornerà nuovamente come un fiume in piena. E a beneficiarne per prime saranno proprio le materie prime. I cui prezzi già adesso non hanno alcun senso. Sono esclusivamente l’effetto di quel rafforzamento del dollaro dovuto alla propria forza di valuta di riserva mondiale.
Se la situazione continuasse di questo passo, non possiamo invece escludere uno shock di prezzo simile a quello causato nel 1973 dall’OPEC. Lo shock di allora che ancora oggi passa nei testi di economia come shock esogeno di prezzo in realtà di esogeno non aveva niente. Fu solo l’effetto di un coperchio tenuto troppo a lungo su una pentola a pressione. Oggi di pentole a pressione è pieno il mondo, ma Greenspan molto astuto, prima di lasciare il suo posto a Bernanke, aveva pensato anche a tutti i coperchi.
Nixon aveva chiuso la convertibilità dei dollari in oro nel 1971, e i prezzi dei beni reali salivano già da diverso tempo. Gli arabi che vendevano il petrolio a un prezzo fisso (non c’erano i futures allora per speculare come oggi e soprattutto non erano nella mani delle banche di investimento che ne facevano il bello e cattivo tempo), una bella mattina decisero che era giunta l’ora di adeguare il prezzo del loro bene reale a quello dei troppi coriandoli verdi in circolazione. E ne aumentarano il prezzo del 300% da mattina a sera.
Qualcuno anche oggi potrebbe annunciare dalla mattina alla sera di non stare più al gioco al massacro che il dollaro sta causando sui mercati. Potrebbe farlo rifiutandosi di vendere sottocosto o a prezzi troppo sacrificati un bene reale (come fece l’OPEC nel 1973) o decidendo di comprare tutto quello che c’è disponibile di qualche altro bene reale.
Potrebbe accadere nuovamente sul petrolio, ma potrebbe verificarsi su oro o argento, o qualche altra materia prima. Pare ad esempio che basterebbe un migliaio o due di milionari che decidessero di fare spesa di oro fisico al Comex, la borsa derivati americana, per metterla al tappeto nel giro di una giornata, non avendo la stessa sufficiente stock di metallo per regolare le posizioni aperte in derivati su oro.
Pare anche che gli arabi nelle ultime due settimane abbiano fatto acquisti di oro fisico per $3.5 miliardi, la stessa cifra che sarebbe sufficiente per mandare KO la borsa americana. Un’eventualità del genere, causerebbe uno shock di prezzo con ripercussioni ed estensioni significative su ogni altro bene reale. L’entrata immediata nella seconda fase del crack up boom.