Borse europee ancora a picco Crolla Wall Street, -7,97%
Il Nasdaq cede l’8,47%. Milano chiude a -4,95%, Londra a -7,16%, Parigi a -6,82%, Francoforte a -6,49%
Cari amici,
Come scrivevo ieri, era necessario aspettare un paio di giorni per scoprire se era il caso di “stappare le bottiglie” per festeggiare la ripresa della fiducia da parte degli investitori.
Evidentemente la situazione resta minacciosa e continua a produrre perdite rilevanti.
Ieri i mercati hanno ripreso la caduta libera, e la politica, invece, non ha prodotto nulla di nuovo!
Come scrivo da ormai due anni, torno a ripetere che la crisi finanziaria è strutturale!
Non si tratta di punire “questo” o “quel” finanziatore disonesto, e neanche di aiutare “questa” o “quella” banca ad uscire dalla crisi momentanea.
Il sistema complessivo è compromesso, perchè agisce in modo ormai incontrollabile soltanto verso un’ unico obiettivo: La speculazione finanziaria.
Ci sono miliardi di persone povere che circondano la nostra società benestante, perchè noi decidiamo che la nostra parte di mondo “vale” di più della loro! Il pianeta è sempre più inquinato e nessuno se ne occupa perchè “non conviene”! Il dollaro americano ormai non ha quasi più alcun valore “reale”, e resta soltanto il governo americano che continua a “vestire” di valore la sua moneta e costringe tutti gli altri ad utilizzarla perchè è il più “armato” e “democratico”! Il petrolio tra breve non sarà più sufficiente per alimentare il consumo mondiale!
I nostri problemi “reali” sono questi! Ma ai nostri governi non interessa risolverli, perchè sono troppo occupati a promuovere e “fabbricare” sempre più “valore finanziario”!
Abbiamo organizzato il nostro mondo economico sulla circolazione della moneta, e poichè abbiamo bisogno che la moneta circoli sempre più velocemente, l’ abbiamo staccata dalla realtà e gli abbiamo dato il valore dei nostri sogni “attualizzati” nelle borse di tutto il mondo.
Ma prima o poi ci si sveglia!
Corriere della sera
MILANO – È stata intensa ma di breve durata l’ultima esplosione di euforia delle Borse, divampata dopo i precedenti drammatici crolli e dopo le nuove gigantesche misure di aiuto approntate da Eurozona e Stati Uniti. È stato infatti di 353 miliardi il conto che la paura della recessione globale ha presentato oggi alle Borse europee. A tanto infatti ammonta la capitalizzazione bruciata sui listini del Vecchio Continente, dove l’indice paneuropeo Dj Stoxx 600 ha perso il 6,48%. Milano finisce in forte ribasso con il Mibtel che chiude a -4,95% e lo S&PMb a -5,33%. A causa dei forti timori di recessione economica, tutti gli altri indici europei segnano forti cali, ampliati dal cattivo andamento anche di Wall Street. Parigi chiude a -6,82%, Francoforte a -6,49%, Londra a -7,16%.
WALL STREET – Il crollo delle Borse europee si rifletteva anche su Wall Street che, letteralmente crollava. A New York, alla fine l’indice Dow Jones è crollato di 733,08 punti, -7,97%. In caduta anche il Nasdaq dell’8,47% a 1628,33 punti, mentre l’indice Standard and Poor 500 ha perso il 9,04% a 907,83 punti. Ribassi legati anche alla notizia che le vendite al dettaglio negli Usa hanno segnato a settembre un crollo dell’1,2%, peggio delle previsioni (-0,7%). Anche nel settore delle auto le vendite sono diminuite dello 0,6%, più del previsto -0,2%.
TIMORI RECESSIONE – Ad alimentare i timori di un’imminente frenata dell’andamento dell’economia è stata la presidente della Federal Bank di San Francisco, Janet Yellen, che ha dichiarato che «l’economia americana sembra essere in recessione». Secondo Yellen, una delle economiste più apprezzate e stimate degli Stati Uniti, nel terzo trimestre 2008 non vi è stata «alcuna crescita» dell’economia americana, e per il quarto trimestre i dati lasciano prevedere addirittura «una contrazione». «I recenti dati economici suggeriscono che nel terzo trimestre l’andamento dell’economia è stato più debole di quanto ci si attendesse, rivelando probabilmente che non vi è stata alcuna crescita – ha spiegato -. La crescita per il quarto trimestre sembra essere ancora più debole, con una contrazione molto probabile».
FILLON: «2009 PUÒ ESSERE DIFFICILE» – Un allarme arriva anche dal premier francese Francois Fillon, secondo cui la crisi finanziaria «non è alle nostre spalle». Il governo francese teme una battuta d’arresto della crescita francese nel 2009 con gravi conseguenze. «Per il momento si fanno previsioni che sono dell’ordine di una crescita dello 0,2%, cioè estremamente debole. È un blocco della crescita, con conseguenze per l’occupazione, l’attività economica e il potere d’acquisto – ha detto Fillon alla radio francese Rtl -. Se l’America entra in recessione, è una pessima notizia per noi in quanto ciò significa che i paesi sviluppati avranno un 2009 molto, molto difficile». Secondo il premier francese la situazione potrà stabilizzarsi «solo quando l’insieme della grandi economie si saranno messe attorno a un tavolo per discutere della rifondazione del sistema finanziario».
BERNANKE – La ripresa negli Stati Uniti non sarà «immediata», ma l’economia uscirà «rafforzata» dalla crisi. Ci vorrà infatti «un po’ di tempo» per «scongelare» i mercati ha detto successivamente il presidente della Fed Ben Bernanke parlando all’Economic Club di New York.
«La stabilizzazione dei mercati finanziari è una prima tappa cruciale e anche se questo avverrà come speriamo, la ripresa dell’attività economica generale non sarà immediata», ha spiegato Bernanke, aggiungendo che «l’attività economica aveva già rallentato prima dell’ultima intensificazione della crisi». «L’evoluzione dell’attività economica nei prossimi trimestri dipenderà fondamentalmente dal ritorno dei mercati finanziari e dal mercato del credito ad un funzionamento più normale», ha detto Bernanke, secondo il quale «ci vorrà un po’ di scongelamento del mercato del credito». «Molto resta da fare e nuove difficoltà sorgeranno sicuramente davanti a noi, ma io sono sicuro che l’economia americana, con la sua grande vitalità intrinseca e grazie alle misure d’aiuto che sono state prese, uscirà più forte da questo periodo», ha concluso Bernanke secondo il quale il calo del prezzo del petrolio farà tornare l’inflazione a livelli «più compatibili con la stabilità dei prezzi». Per Bernanke il settore immobiliare resta la causa prima della debolezza dell’economia americana.
VIA LIBERA DEI 27 AL PIANO – Alla fine della giornata veniva anche approvato all’unanimità dai 27 Paesi dell’Ue il piano per il salvataggio della stabilità del sistema finanziario varato domenica scorsa dall’Eurogruppo. Lo annunciava il presidente francese Nicolas Sarkozy nel corso di una conferenza stampa al termine della prima giornata del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione europea. «Bisogna andare oltre le misure di emergenza e chiedere di rifondare il sistema finanziario mondiale, di rifondare il capitalismo»: questo il messaggio che l’Europa vuole portare al vertice internazionale proposto dal presidente di turno dell’Unione europea. Il presidente francese auspicava che tale summit si svolgesse nel mese di novembre sottolineando come «l’Europa non accetterà più che un domani le stesse cause provochino gli stessi effetti. Non accetteremo più – ha aggiunto – situazioni del genere».
MUTUI E PETROLIO – Intanto ancora in ribasso anche i tassi interbancari in euro. L’Euribor a tre mesi è sceso di 7 punti base al 5,17%, a una settimana è sceso al 4,10% dal 4,20% precedente. Giù il petrolio, che si attesta sotto la soglia dei 78 dollari al barile, e in Europa perdono quota i titoli del comparto.
TOKYO – Il giorno dopo il grande rimbalzo superiore al 14 per cento, anche a Tokyo si è riaffacciata l’incertezza sull’efficacia delle misure contro la crisi di credito. Ma il Nikkei ha saputo resistere alla volatilità di Wall Street, guadagnando in chiusura l’1,06% e girando bruscamente in positivo dopo una seduta altalenante (l’indice ha recuperato recupera rispetto al -1,44% registrato a metà seduta).
LE ALTRE PIAZZEASIATICHE – A differenza di Tokyo, le altre Borse asiatiche dimenticano il rialzo record messo a segno alla vigilia e tornano ad essere incerte a un giorno dall’ingresso del Governo Usa nel capitale di nove colossi bancari di Wall Street. A Hong Kong l’indice Hang Seng cede quasi il 5%, dopo che martedì aveva messo a segno un rialzo superiore ai 13 punti percentuali. Shanghai, prima piazza della Cina continentale, ha siglato gli scambi ripiegando dell’1,12%, Taiwan dello 0,86%, la sudcoreana Seoul è calata del 2%. Negativa anche l’indiana Bombay, che negli scambi pomeridiani cede il 5,61%. Unica eccezione Tokyo, dove il Nikkei 225 ha siglato la seduta in rialzo dell’1,06%.