Condominio, famiglie in difficoltà sulle rate
Rate condominiali in aumento, Crisi di liquidità nelle casse del condomìnio: E’ opportuno che i condòmini imparino a controllare i propri gestori finanziari
Cari amici,
La crisi economica tocca direttamente la gestione degli Enti Condominiali.
Di seguito riporto un articolo tratto dalla WebPage del sole 24 ore che tratta di questo argomento di attualità.
Vorrei scrivere alcune idee originali che spero servano a far riflettere chi deve pagare, nel bene o nel male, le rate condominiali in scadenza.
La crisi economica che stiamo vivendo, crea migliaia e migliaia di artigiani e di piccoli imprenditori che si aggirano per le nostre città con una sola idea fissa: vendere e fatturare!
Tutti questi attori economici troveranno sempre più necessario e vitale affollarsi negli uffici degli amministratori di condomìnio, e faranno di tutto per convincerli a “farli lavorare”.
Non esistono controlli di qualità efficienti! I condòmini non sono consapevoli di questo problema!
L’ unico motivo che possa convincere un amministratore a non fare “carte false” è il principio di onestà che” forse” potrebbe fargli rifiutare offerte di tangenti da parte di fornitori che sono in crisi economica e “devono” trovare nuovi contratti.
Ma l’ onestà è un principio morale molto debole, soprattutto se l’ amministratore è consapevole che nessuno premia il suo lavoro di qualità, e che il mercato è affollato da personaggi “arrangiati” che si vendono sul mercato a prezzi irrisori, poichè già sono organizzati in modo vantaggioso con i “propri” fornitori che “imporranno” ai condòmini una volta eletti.
Se si vuole che questa situazione così svantaggiosa per chi abita nella casa possa evolversi e migliorare, è necessario che i condòmini e i gestori immobiliari si organizzino “insieme”, al fine di migliorare il mercato escludendo la massa informe di bassa economia che assedia i pochi e coraggiosi amministratori che vogliono lavorare per costruire buone gestioni condominiali.
La Community AziendaCondomìnio desidera essere una base di confronto costruttivo tra i condòmini, gli amministratori, i fornitori e i tecnici.
La realtà è complicata e piena di difficoltà, ma il futuro è di chi lo sa costruire.
Uniamoci per costruire insieme il nostro futuro!
Il sole 24 ore
La famiglia è in affanno. Proprio la famiglia media italiana con figli,pilastro dell’edificio sociale, mette in coda il pagamento delle rate condominiali. Il dato, che sorprende, emerge dall’inchiesta condotta da Harley & Dikkinson, il market place per amministratori condominiali, in esclusiva per il Sole 24 Ore. Il problema delle morosità, secondo Carlo Parodi, presidente del centro studi nazionale dell’Anaci (associazione degli amministratori)«è un’amara realtà della vita condominiale con cui si confrontano gli amministratori almeno da sei-sette anni, cioè dall’ingresso nell’euro». Un dato confermato proprio dalla ricerca, che è stata svolta su un panel di circa 400 amministratori condominiali, suddivisi nelle tre aree geografiche in base alla proporzione degli edifici condominiali: 50% del Nord, 30% del Centro e 20% del Sud.
La ricerca
Alla prima domanda, cioè sulla presenza generica del fenomeno nei condominii amministrati, il 100% degli interpellati ha dato risposta affermativa. Ma ciò che preoccupa sono le percentuali indicate dagli amministratori: nel 60% degli edifici i ritardatari sono stimati in misura inferiore a un quinto dei condomini, ma in almeno il 30% si viaggia fra il 20% e il 50% di morosie in una piccola (ma non troppo) fetta di edifici si segnala una situazione disastrosa: oltre il 70% di condomini morosi.
La situazione peggiore, in termini qualitativi, è al Centro, dove quasi nessun edificio registra morosità sotto il 20% mentre nel 67% dei condominii a pagare tardi sono fra il 20 e il 50% dei proprietari e nel restante 33% si arriva a superare il 50 per cento. Al Sud, invece, la morosità è endemica, ma più contenuta: in tutti i condominii si registrano cattivi pagatori, ma sotto il 20% del totale dei proprietari: non sembrano esistere, quindi, situazioni di reale allarme. Una situazione abbastanza simile al Nord, dove nell’80% dei casi la morosità è sotto il 20% e nel restante 20% si attesta fra il 20 e il 50 per cento.
Il ritardo medio (illustrato qui sopra) è forse il dato più rassicurante: «Per la maggior parte degli amministratori intervistati- dice Annalisa Ferrazzi di Harley & Dikkinson – la solvenza del pagamento avviene entro sei mesi dalla scadenza dei termini, per un buon 30% addirittura entro i tre mesi, mentre raggiunge il 20% la percentuale di chi riscontra ritardi fino a un anno ». I ritardi “brevi” e quelli “medi” (da tre a sei mesi) si concentrano al Nord e al Sud, quelli fra i sei mesi e un anno sono quasi solo al Centro Italia.
Famiglie in affanno
Preoccupa, infine, il dato emerso su chi siano effettivamente i morosi: la metà degli amministratori interpellati mette le famiglie con figli al primo posto, seguono i proprietari di negozi e uffici e, ma questo è un dato che ci si aspettava, gli anziani e i single, che spesso sono, rispettivamente, pensionati e precari, quindi con minor potere d’acquisto.
Gli stranieri, invece, risultano ottimi pagatori.
«Secondo una nostra ricerca sulle morosità che hanno portato all’emanazione di decreti ingiuntivi – dice Silvio Rezzonico, presidente di Fna-Federammi-nistratori- , il trend è decisamente in aumento. Nel nostro campione, è stimabile negli scorsi due anni una media almeno del 15% in più. Va però detto che solo in un caso su cinque si arriva all’asta giudiziaria sull’immobile, anche perché si tratta davvero dell’ultima spiaggia».
C’è anche il rischio della perdita del credito: secondo Rezzonico, il condomino cattivo pagatore finisce davvero per non tirar fuori il denaro quando proprio non lo ha o non riesce a procurarselo, perché è indebitato ben più pesantemente con le banche: «In quel caso, diviene praticamente impossibile per il condominio incassare anche solo un euro, seppure con un decennio di ritardo, perché le banche sono creditori privilegiati e incassano loro i proventi dell’asta giudiziaria».