È crisi nei condomini: «20 ingiunzioni al mese»
RECESSIONE. Un’altra faccia del crollo economico: il presidente dell’Anaci denuncia una situazione che interessa praticamente tutti gli iscritti. Gli inquilini pagano bollette, il mutuo e solo alla fine pensano allo stabile Apolloni: «Amministratori costretti a pignorare i mobili per avere le rate»
A proposito della crisi:
Il giornale di Vicenza
«Se fino ad un anno fa mi potevano capitare dieci ingiunzioni di pagamento da mandare ad un affittuario nel giro di dodici mesi, ora in un solo mese ne ho compilate venti, forse di più. Devo ricorrere al pignoramento di mobili, alle lettere inviate dall’avvocato e a tutte le sequele che mi sento dagli altri inquilini. Senza dimenticare che le segretarie degli studi praticamente lavorano solo sul recupero crediti».
Ecco un’altra faccia della crisi. Questa volta si “gira” verso gli amministratori di condominio, circa un centinaio in tutta la provincia riuniti in una sigla, Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali), alla cui presidenza c’è l’ex parlamentare Daniele Apolloni. «In questo periodo la gente se ha un pò di soldi, oltre a mangiare, pensa a pagare le bollette perché corrono il rischio che le utenze vengano tagliate, poi si concentra sul mutuo. Le spese condominiali restano le ultime della lista. Se non si pagano, pazienza. Che cosa potrà mai accadere, si chiedono gli inquilini? Invece, non è proprio così. Ci rendiamo conto – ribadisce Apolloni – che la situazione è difficile per tutti: ma non possiamo lasciare affittuari senza riscaldamento perché alcuni non pagano e lo stesso vale per altri servizi comuni all’interno di un condomino».
E allora ecco i cellulari che continuano a squillare, la gente che si lamenta, che chiede rateizzazioni. «Di solito cerchiamo di venirci incontro, ma spesso diventa difficile. Adire alle vie legali è l’unica arma che abbiamo a disposizione per incassare soldi che servono al mantenimento di altre famiglie e al complesso residenziale. Se nell’associazione ci sono cento iscritti, ognuno di loro gestisce in media venti condomini che avranno 50-60 appartamenti, la mole di lavoro è consistente e la maggior parte degli associati si trova nelle mie condizioni. Imprese che prima si facevano pagare entro un mese, ora pretendono di essere liquidate subito. Altre ditte di riparazioni, se non hanno la certezza di vedere la fattura corrisposta alla fine dei lavori, nemmeno si muovono. Questo significa che la cassa, che ogni amministratore tiene per casi straordinari, si esaurisce in fretta. Non solo. Ottenere fidi dalla banche diventa sempre più difficile anche per cifre modeste e spiegare ai condomini tutto questo diventa impossibile per cui ci dobbiamo rimboccare le maniche. No, la situazione è veramente molto seria. Se non ci sarà un’inversione di tendenza non so dove andremo a finire».
Uno sfogo, quello del presidente dell’Anaci?
Non tanto. «Il meccanismo è perverso – spiega – da una parte dobbiamo tutelare le famiglie che pagano, pur tra mille difficoltà, e dall’altra ci dobbiamo trasformare in esattori. Professione che a nessuno di noi interessa, non rientra nei nostri compiti. Sta di fatto che non abbiamo alternative, le ingiunzioni aumenteranno sempre di più, i pignoramenti pure. E questo ci spaventa. Anche se ci rendiamo conto che tutto gira attorno alle banche. Se mai ci dovesse essere un tavolo di concertazione, bisognerebbe parlare chiaramente. Ci sono istituti che, a fronte di un passivo sul conto corrente di 900 euro, ti chiamano immediatamente, e un anno fa non accadeva. Ho chiesto un prestito per una manutenzione straordinaria di tremila euro e come garanzia avevo la firma di quaranta inquilini, mi hanno chiuso le porte in faccia… È pazzesco – conclude Apolloni – , basterebbe avere un pò di fiducia, una maggiore elasticità. Per questo parlavo di un sistema perverso: è come il cane che si morde la coda… Servono interventi strutturali in grado di considerare le istanze di tutti, in questo caso anche le nostre in qualità di amministratori».
Chiara Roverotto