Dal Sole 24 ore,
La conciliazione obbligatoria compie oggi il primo anno di vita che "festeggia" varando l’asset più sensibile della riforma, quei contenziosi su responsabilità civile da circolazione stradale e liti di condominio che, da soli, rappresenteranno l’80% del mercato potenziale.
Le proiezioni sui dati delle pendenze nelle due materie al debutto (circa 300mila sopravvenienze annuali per l’Rc auto – e 400mila arretrati – e 25mila cause di vicinato, con un pregresso solo immaginabile) moltiplicano per varie volte i risultati del primo anno di vigenza della conciliazione obbligatoria. Nel 2011, in circa 300 giorni di operatività, le soluzioni alternative (o prodromiche) alla causa sono state poco più di 40mila, spaziando su materie (diritti reali, divisioni, successioni, patti di famiglia, comodato, affitto di aziende, responsabilità medica e diffamazione via stampa, oltre a contratti assicurativi e bancari) di nicchia rispetto alla prevedibile ondata in arrivo. All’appuntamento – che ieri il capo dell’ufficio legislativo del ministero, Augusta Iannini, ha ribadito definitivo e inderogabile, si veda l’articolo a lato – associazioni e professioni arrivano con approcci differenziati, e che gli ultimi due anni di confronto non sono riusciti a modificare. Se gli avvocati ribadiscono una condivisione di massima, ma rigettano in toto l’obbligatorietà, le altre professioni individuano un’ottima chance per contribuire a migliorare l’efficienza del sistema giustizia e in definitiva la competitività del Paese.
Un punto di partenza per interpretare il futuro possibile resta comunque l’analisi delle dinamiche del primo anno di mediaconciliazione obbligatoria, di cui Unioncamere (quindi solo una parte, pur significativa, del mondo delle Adr) ieri ha fornito una rappresentazione segmentata.
Del campione (14.374 casi, con proiezione a 20mila per il primo trimestre 2012) la percentuale di soluzione con accordo è del 19 per cento, a fronte di un 18% di mancato accordo, mentre quasi i 2/3 dei tentativi (63 per cento) non è andato in porto per la mancata comparizione di una delle parti.
I temi dove la mediazione ha fatto breccia con percentuali di soluzione bulgare sono proprio il condominio (che pure non era ancora obbligatorio) con quasi il 100%, seguito da comodato, contratti assicurativi e risarcimento da diffamazione a mezzo stampa o pubblicità, ma anche la Rc auto e natanti ha superato l’80% di conclusione positiva. Più che altro lo scoglio da superare sembra quindi la mancata disponibilità a trattare (il 63% di assenze al tentativo), come sottolinea Alfio Catalano, delegato sul tema del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro: «Noi ci siamo impegnati in quest’avventura con spirito di servizio – dice – convinti di poter svolgere una vera funzione sociale, considerato tra l’altro che i compensi non sono certo allettanti. Ma il reale problema da affrontare da oggi in avanti è il superamento della cultura della lite, purtroppo molto radicata, in favore della cultura della mediazione. Che, tra gli altri vantaggi, porta senz’altro anche quello del recupero di competitività complessiva del Paese».
Il Consiglio nazionale forense ribadisce che l’avvocatura «non è contraria alla mediazione, ma alla obbligatorietà. I principi provenienti dal diritto comunitario e dall’esperienza di tutti i Paesi dell’Unione disegnano un istituto basato sulla volontà delle parti. La disciplina oggi vigente in Italia con la obbligatorietà fa invece subire ai cittadini una vera e propria "imposizione culturale"». Secondo Fabio Florio, coordinatore della Commissione mediazione del Cnf, «è stato il Tar del Lazio a sollevare questione di legittimità costituzionale proprio su questi aspetti. L’avvocatura ha sempre manifestato la disponibilità a sviluppare e diffondere, in tutte le sedi possibili, anche nelle scuole forensi degli Ordini, la mediazione facoltativa e la conciliazione, quali rimedi alternativi al processo ed alla sentenza. E 107 Ordini hanno istituito organismi di conciliazione».