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Certosini
In quegli anni difficili nacque la sua vocazione alla vita monastica. In una lettera Bruno racconta quell’inizio fervoroso. Egli e due suoi amici, accesi d’amor divino, nel giardino di un certo Adamo avevano fatto voto di consacrarsi a Dio.
Si voleva che Bruno fosse il successore di Manasse; ma egli, pur sapendo che con la mitra non gli veniva offerto solo un onore, ma anche un potente mezzo per cooperare al bene e alla riforma di quella chiesa e forse della nazione, non accettò, anzi distribuì i suoi averi ai poveri, ed andò con due compagni, Pietro e Lamberto, nell’abbazia di Molesmes da san Roberto, che poi fu uno dei fondatori dell’Ordine cistercense. Si sistemò in un romitaggio alle dipendenze del monastero, a Sèche-Fontaine, per breve tempo. Il luogo e le circostanze non soddisfecero Bruno, che, seguendo la divina ispirazione, volle continuare altrove la ricerca di un luogo adatto alla sua vita solitaria. Si recò, quindi, con sei compagni dal vescovo di Grenoble, Ugo, che li condusse alla solitudine desiderata, spinto egli stesso e guidato da una visione avuta in sogno: sette stelle che indirizzavano sette pellegrini al deserto di Certosa.