“Buco” nei conti condominiali, nei guai un amministratore udinese
È accusato di essersi appropriato di oltre 820 mila euro tra il 2011 e il 2014. Il pm: invece di pagare luce, gas e servizi, se li intascava per spese private
Luana de Francisco scrive…
UDINE. Si comportava come se quei soldi fossero suoi: invece di adoperarli per le incombenze condominiali, come avrebbe dovuto in virtù del mandato che gli era stato affidato, li dirottava sul proprio conto o, molto più spesso, se li infilava in tasca per poi spenderli come meglio credeva.
Incurante dei debiti che, con il suo comportamento, faceva accumulare alle famiglie che lo avevano scelto per gestire i propri beni e che non aveva esitato, in qualche occasione, a lasciare finanche senza copertura assicurativa.
Così, secondo la ricostruzione che dei fatti è stata tracciata dalla Procura di Udine, per almeno quattro anni e per un ammontare di oltre 820 mila euro.
Per Roberto Guatto, 63 anni, di Udine, amministratore di condominio con studio – fino a qualche tempo fa – in via Anton Lazzaro Moro, è arrivato il momento di passare dalla contabilità condominiale, nella quale vantava peraltro una notevole esperienza, ai conti, ora più gravosi, con la giustizia.
In questi giorni, il pm gli ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari che sono state condotte a suo carico per oltre un anno. L’ipotesi di reato che gli viene contestata è l’appropriazione indebita del denaro versato dai condòmini che di volta in volta amministrava, con l’aggravante di averlo fatto abusando di prestazioni d’opera.
Erano stati proprio alcuni proprietari ad accorgersi che qualcosa non funzionava come avrebbe dovuto e a segnalarlo dapprima in sede di consiglio di condominio e, una volta formalizzata la denuncia, anche all’autorità giudiziaria.
Altrettanto avevano fatto, uno dopo l’altro, diversi amministratori di condominio subentrati a Guatto e accortisi dei “buchi” lasciati dal loro predecessore.
Assegnato per gli accertamenti alla sezione di Polizia giudiziaria della Guardia di finanza comandata dal luogotenente Sergio Zucca, il fascicolo si era così a poco a poco ispessito, fino ad annoverare nome e indirizzo di 29 condomini: tutti presenti in città o nelle sue immediate vicinanze (Campoformido e Colugna) e passati per un periodo più o meno lungo attraverso la sua “personalissima” gestione.
Stando alle verifiche condotte dai finanzieri, Guatto non avrebbe ottemperato a tutta una serie di pagamenti: dai servizi di giardinaggio e di pulizia delle parti comuni, alle spese di luce e gas.
In alcuni casi, a mancare all’appello sarebbe stata finanche l’assicurazione globale del condominio.
Il risultato degli accertamenti bancari condotti dapprima sui conti di tutte le palazzine da lui amministrate nel tempo e, a seguire, anche su quelli intestati a lui e ai suoi familiari, ha portato gli investigatori a calcolare in 821.147 euro la somma complessivamente distratta tra il 2011 e la fine del 2014.
Di questi, 291.278 euro sarebbero stati prelevati in contanti, 489.365 quale indebita emissione di assegni bancari, 40.052 nella forma di bonifici e 451 euro in un’unica operazione F 24, gli uni e l’altra privi di giustificazione contabile.
Di tutto quel denaro, Guatto si sarebbe servito per finalità private, delle quali non è stato possibile precisare la natura.
A quanto appreso, tuttavia, una volta esaurite le disponibilità di un condominio, sarebbe passato a quelle di un altro.
Attingendo a un nuovo “bancomat”, quindi, sia per continuare a spendere soldi non suoi, sia per tentare di colmare, almeno in parte, gli ammanchi che di volta in volta si lasciava alle spalle.
Qualche mese fa, l’indagato era stato sottoposto anche a una perquisizione domiciliare. Nel computer che gli era stato sequestrato, gli inquirenti avevano trovato documentazione bancaria comprovante le operazioni già passate al setaccio, nonchè una serie di mail con alcuni dei creditori (tutti fornitori) e con gli amministratori che ne avevano raccolto l’eredità impegnati a sollecitarlo a saldare i propri debiti.
Dal momento della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, l’indagato, che nel procedimento è difeso dall’avvocato Michela Canciani, ha venti giorni di tempo per chiedere al magistrato di essere interrogato e per presentare memorie e documentazione relativa a investigazioni difensive.
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