Immigrazione, scontro tra Fini e Bossi
Il senatur: “Senza di noi, elezioni anticipate”
E sul biotestamento il presidente della Camera cita il Catechismo
Ma il leader della Lega replica: “Nessuno va a dire ad altri di comandare in casa sua”
Cari amici,
Bossi non perde occasione per tirare l’ acqua al suo mulino, anche se mi riesce difficile cogliere in pieno il suo “messaggio”.
In fin dei conti, questa “Padania” cos’ è?
Come fanno questi “tizi” verdi a sedere in parlamento “accanto” a personaggi che si definiscono “moderati” come Berlusconi e Fini?
Io queste commistioni politiche per fini di potere non le ho mai condivise, non le capisco, e rabbrividisco quando sento delle opinioni farneticanti spacciate per “normali” convinzioni politiche.
Mi domando perchè mai la lega possa esporre i suoi “colori” in parlamento ed invece il partito fascista no!
Il motivo di questa anomalia, a mio giudizio, può essere soltanto uno: Gli altri considerano Bossi e la sua cricca come persone innocue e divertenti che non conoscono il significato di quel che dicono, e quindi, siccome sono bambini, possono anche fare un poco di casino, ….così, tanto per divertirsi!
Ma non si può “giocare” a fare la rivoluzione!!!
Io non sopporterò mai una bandiera verde sventolare al posto del tricolore!!!
Ma forse parlare in modo serio è “troppo” pericoloso.
Ha ragione Benigni!
La Repubblica
ROMA – Nuovo scontro tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il leader della Lega Umberto Bossi. Che al termine della giornata, dopo una serie di botta e risposta sulla questione degli immigrati, richiama all’ordine gli alleati: “Fortunatamente la Lega è molto forte in Parlamento e sono costretti a seguirci tutti. E anche i nostri alleati devono dire sì perchè, se la Lega non dà i voti ai grandi progetti, non li avrebbero per andare avanti. E allora sì, che si andrebbe a votare. Ma noi non vogliamo andare a votare, vogliamo le riforme”.
L’ennesimo scontro a distanza era stato aperto oggi da Fini, che, strappando applausi scroscianti all’assemblea dell’Udc in corso a Chianciano, aveva detto: “C’è un rischio di discredito delle istituzioni, servono riforme, e questo è un tema ineludibile”. “Dobbiamo costruire – aveva proseguito Fini – una democrazia rappresentativa e governante, altrimenti rischiamo il cortocircuito. L’opionione pubblica che non può appassionarsi a questa eterna corrida”.
Poi, un duro attacco a Bossi e alle sue politiche sull’immigrazione: “E’ un suicidio della ragione negare l’universalità dei diritti”. Una parola, suicidio, usata non a caso, visto che proprio il senatur ieri aveva parlato di lui come un uomo che si stava politicamente “suicidando”. Fini, oggi, ha insistito: “Lo dico a Bossi: negare che accanto alla politica dei doveri verso gli immigrati ci sia la politica dei diritti non credo sia un suicidio politico ma è il suicidio della ragione, non solo della pietà cristiana”.
Pronta la replica di Bossi: “A casa loro, sì, dove sono cittadini – aveva detto il leader della Lega, interpellato dai giornalisti prima di un comizio a Ferrara – qui sono i nostri che hanno i diritti. Qui nessuno va a dire ad altri di comandare a casa sua. Io non sono d’accordo che si dia il voto agli immigrati”.
Ma non è solo sull’immigrazione che Fini rivendica la giustezza delle sue tesi. Anche sulla bioetica il presidente della Camera è tornato all’attacco. E lo ha fatto leggendo un passo del Catechismo sul trattamento del fine vita e sottolineando la necessità di una legge condivisa per il testamento biologico, senza divisioni “becere e antistoriche” tra laici e cattolici e senza scontri tra fazioni. Poi la lettura di un lungo passo del Catechismo che parla delle cure ai malati terminali, passaggio in cui si sottolinea l’importanza delle cure palliative, del volere del malato e del no all’accanimento terapeutico.
Rutelli: “Uniti per il Paese”. “Riformatori e moderati devono lavorare insieme”. Francesco Rutelli ha lanciato l’idea di un patto e raccoglie gli applausi della platea. E lo ha fatto invitando i centristi (e anche il Pd a cui il presidente del Copasir appartiene) a non ragionare ”dentro orizzonti ristretti” come ”forze politiche che hanno una identita’ importante ma dimensioni insufficienti” di fronte alla grandezza dei problemi del Paese. Rutelli prevede un settembre in cui ”crescera’ l’evidenza della crisi” e si apriranno ”nuovi conflitti in ambito giudiziario”. E proprio a fronte di questo si apriranno scenari perché “democratici e riformatori e moderati lavorino insieme”. Per questo, ha detto ancora Rutelli, “non bisogna ragionare entro orizzonti ristretti” di partiti e formazioni politiche “che hanno identità importanti ma dimensioni insufficienti rispetto ai problemi del Paese”. Infine un secco no al bipolarismo: musica per le orecchie dell’Udc. Pensando al futuro Rutelli ha replicato secco a chi gli chiede se intenda unirsi a un eventuale progetto con Casini e Fini: “Si vedrà”.
Buttiglione: “No al bipolarismo”. “Meglio andare da soli”. Rocco Buttiglione ha aperto così gli stati generali del Centro che si sono aperti a Chianciano. E lo ha fatto parlando dell’oggi e rispondendo, indirettamente, al pressing che gli uomini di Casini stanno ricevendo in vista delle prossime regionali del 2010. Buttiglione ha ricordato “le campagne di annientamento contro l’Udc” sottolineando come “il popolo abbia dato fiducia a Prodi e se ne sia pentito, e poi abbia dato fiducia a Berlusconi e se ne sia sentito tradito”. Ed allora il presidente dell’Udc ha rivendicato la lotta “contro l’attuale sistema elettorale e ha ribadito di non voler scegliere “tra questa destra e questa sinistra”.
Chiaro il ruolo che i centristi vogliono interpretare. Essere il punto di riferimento “per una realtà cristiana del paese che ci guarda e si domanda se siano tornati i tempi in cui dei cristiani in politica erano pronti a difendere con intransigenza i valori ed anche a pagare per i valori in cui credono”. Per questo Buttiglione ha citato Don Sturzo, pensando ad “un partito laico ma con l’ambizione di rappresentare politicamente il popolo cristiano”.
Per Buttiglione, infatti, “il bipolarismo è fallito”. Conscio che l’Udc potrebbe essere l’ago della bilancia in vista della prossima tornata elettorale, il presidente dell’Udc detta le condizioni dei centristi: “Vogliamo fare proposte serie di programma e semmai vedremo chi vorrà venire con noi”. E se alleanze ci saranno, a destra come a sinistra, saranno legate al cambiamento: “Avremo vinto quando verrà il giorno in cui potremo scegliere se allearci con una nuova destra o una nuova sinistra che anche per la nostra azione saranno profondamente cambiati da quello che sono oggi”.
Poi Buttiglione tocca il tasto dell’orgoglio per le scelte fatte. In primi la decisione di non entrare nel Pdl e di correre da soli. E a chi la definì un azzardo, Buttiglione replica rilanciando: “La nostra scommessa è rischiosa e la nostra politica richiede spiriti liberi e forti, non è fatta per opportunisti che si preoccupano solo di costituire o difendere una posizione di potere”.