Cresce l’allarme per la possibile chiusura forzata delle Borse
Questa mattina gli operatori attendono con preoccupazione l’ apertura dei mercati; tutti sperano che ritorni “a salire”; “voci” rimbalzano su una possibile chiusura temporanea “di sicurezza” dei mercati.
Cari amici,
Questa mattina siamo sui nastri di partenza di una settimana “epocale”, la quale, nel bene o nel male, ci farà capire chiaramente che tipo di crisi stiamo vivendo.
Le possibilità che si prospettano sono due:
Se siamo fortunati, gli operatori crederanno alle prospettive che sono state annunciate ieri, le quali ipotizzano la garanzia dei governi sui prestiti interbancari.
Ciò porterà ad una ripresa della circolazione finanziaria “normale”, ed una diminuzione a breve termine dei tassi di interesse interbancari (in Europa si chiama Euroribor).
Inoltre gli investitori si convinceranno che i listini hanno “toccato il fondo”, e pertanto riprenderanno ad acquistare titoli a prezzi “sgonfiati” da tutte le perdite accadute nelle ultime settimane.
Spero con tutte le mie forze che questo sia il futuro a brevissimo termine che ci aspetta!
Se, invece, la fortuna non ci assiste, le borse oggi riprenderanno la “caduta libera” di venerdì, e allora, probabilmente, le autorità monetarie chiuderanno le borse “per precauzione”.
Dio non voglia che ciò accada!
Sarebbe un pericolosissimo segnale di debolezza, che invoglierebbe tutti i proprietari di azioni a “disfarsi” dei loro preziosi “pezzi di carta” a qualunque prezzo e in qualunque modo.
A seguito delle considerazioni appena dette, non resta che attendere la manciata di ore che mancano per arrivare all’ apertura delle borse, e “sapremo” se il malato (il mercato finanziario mondiale) è “grave”, ma convalescente, oppure se è in “coma” e sta per morire.
Io, nel mio piccolo, intanto vado a fare colazione!
Buona giornata!
Il sole 24 ore
Cresce la tensione sulle Borse per l’ipotesi di una chiusura di due o tre giorni – totale o limitata ai soli scambi dei titoli bancari – in attesa delle misure, da parte di Governi e banche centrali, destinate a evitare ulteriori cadute dopo quelle accusate da tutti i listini nelle ultime settimane.
Questa sera i rappresentanti delle più importanti Borse mondiali «riaffermano con forza il principio che i mercati azionari e di strumenti collegati devono restare aperti durante questo periodo» di crisi. Lo si legge in un comunicato sottoscritto da presidenti e amministratori delegati dei principali listini mondiali, dal Nasdaq al Nyse, da Tokyo a Shanghai e dallo stesso Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa Italiana nonché presidente della Federazione Mondiale delle Borse (World Federation Exchanges), riunita proprio oggi a Milano per l’assemblea generale. «I mercati azionari – continuana la dichiarazione – hanno continuato a funzionare correttamente durante questa crisi, adempiendo al loro ruolo di mercati continui e aperti per la fissazione e la diffusione dei prezzi per gli strumenti quotati sui listini». I leader delle Borse mondiali reiterano la richiesta di non fermare gli scambi in questo periodo: «La trasparenza dei prezzi degli strumenti quotati – affermano – rende questa informazione disponibile per tutti e fornisce importante liquidità agli investitori».
Una dichiarazione arrivata al termine di una giornata segnata dalle indiscrezioni rilanciate dal quotidiano inglese “Sunday Telegraph”, secondo cui le voci di una possibile chiusura temporanea dei listini ha iniziato a circolare con insistenza in mattinata a Milano tra i presidenti delle 56 borse mondiali. La nota del Wfe è arrivata mentre era in corso a Parigi il vertice straordinario dell’Eurogruppo, chiamato prendere delle decisioni per fronteggiare la crisi finanziaria internazionale. E il timore che serpeggia tra gli operatori finanziari è che venga decisa una chiusura straordinaria dei listini, in attesa di tempi migliori.
Un timore generalizzato, se è vero che anche dagli Stati Uniti arrivano decise prese di posizione contrarie allo stop delle contrattazioni. Prima la Casa Bianca ha ribadito a inizio pomeriggio che non ci sarà una sospensione degli scambi dei titoli bancari nelle Borse del G7, come riporta il quotidiano britannico: «Non c’è nessun cambiamento» nella politica americana sull’intervento nei mercati, ha chiarito il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto. Poi in serata è intervenuto direttamente il segretario al Tesoro statunitense, Henry Paulson che, facendo appello all’unità globale di fronte alla crisi dei mercati finanziari, ha voluto scoraggiare i governi dalla tentazione di politiche isolazioniste o protezioniste, inutili per risolvere il problema: «Sebbene gli Stati Uniti stiano prendendo molte misure straordinarie per risolvere la crisi – ha detto Paulson a un comitato della Banca Mondiale – non stiamo inseguendo politiche che limiterebbero il flusso di beni, servizi o capitali, dato che queste misure intensificherebbero solamente il rischio di una crisi prolungata».
L’ennesima conferma che il clima è molto “agitato” in tutto il pianeta arriva dall’andamento delle Borse del Medio Oriente, le uniche aperte di domenica (il giorno festivo è il venerdì). Quasi tutti i listini della regione hanno chiuso in pesante ribasso. Tel Aviv, tornata alle contrattazioni dopo alcuni giorni di stop legati alle festività ebraiche, ha dovuto ritardare di tre quarti d’ora l’avvio degli scambi a causa dei ribassi superiori anche al 9%. La Borsa del Cairo ha chiuso in calo del 3,1% dopo aver recuperato dal -9% iniziale. Crolla Dubai (-5,4%) che in corso di seduta è arrivata a perdere il 10% nonostante il governo degli Emirati Arabi Uniti, di cui il Dubai fa parte, abbia garantito i depositi e i prestiti interbancari nel Paese. Tonfi per le Borse del Qatar (-7,2%) e dell’Oman (-5,7%), Pesanti anche Abu Dhabi (-2,3%) e Amman (-2,6%); flessioni più contenute per Kuwait (-0,4%) e Bahrein (-0,8%). Si salva Riad (+0,3%) dopo il taglio dei tassi da parte della Banca Centrale di mezzo punto percentuale.
«Gli investitori vogliono sapere come i Paesi del G-7 metteranno in atto la loro strategia per ripristinare la fiducia – è il commento di un analista all’agenzia Bloomberg -. Questo non è chiaro da quanto emerso nel corso del weekend. Inoltre il petrolio sta trattando sotto gli 80 dollari al barile e questo è un segno di preoccupazione per la regione».