«Giorgio non firmare, ferma la mafia»
E Fini concede ancora un giorno all’Aula
I dipietristi protestano con Coppole e fazzoletti da banditi contro il via libera alle norme sullo scudo fiscale
Cari amici,
Lo scudo fiscale sta per diventare legge, nonostante le proteste.
Di Pietro e i suoi amici hanno tirato fuori coppole e fazzoletti da banditi, al fine di richiamare l’ attenzione del Presidente della repubblica, e convincerlo così a non firmare la legge.
…che è davvero una “brutta” legge, che difende gli interessi dei mascalzoni, ed offende il diritto delle brave persone “costrette” a pagare le tasse essendo lavoratori dipendenti o pensionati.
Mi guardo intorno e mi sento smarrito, solo e senza rappresentanti!
Intimamente spero che Beppe Grillo scenda in campo, ma subito dopo mi vergogno a immaginare di affidare il governo ad un comico!
….meglio lui di Berlusconi, penso!
E cosi mi tiro la zappa sui piedi, e mi intruppo anch’ io al gioco “Berlusconi è l’ origine di tutti i mali”!
…no ragazzi: L’ origine di tutti i mali sono le moltitudini che “votano” Berlusconi e Bossi, ai quali basta il Milan, qualche poliziotto in più per strada, qualche barzelletta, …e sono tutti contenti.
Ma il futuro ci aspetta, e deve essere costruito oggi!
I nostri figli ci chiederanno conto di ciò che troveranno quando diventeranno adulti, e noi abbiamo il dovere di fare il possibile per “salvare il salvabile”.
Pertanto, ben venga anche Di Pietro con la coppola, se serve a “svegliarci”!
Corriere della sera
ROMA – Coppola, sigaro e fazzoletto davanti al volto come i rapinatori: i deputati e i sostenitori dell’Italia dei Valori protestano così davanti Montecitorio contro l’approvazione dello scudo fiscale il cui voto definitivo, inizialmente atteso per le 15 di giovedì, è slittato alle 13 di venerdì. La decisione, presa dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, accogliendo la richiesta di Pd, Udc e Idv e dopo avere sentito i capigruppo, dovrebbe scongiurare il ricorso alla cosiddetta «ghigliottina», ovvero la messa ai voti del provvedimento indipendentemente dalla conclusione della discussione in aula. Un’ipotesi, questa, che era stata evocata dallo stesso Fini per evitare di dare al capo dello Stato tempi troppo stretti per la firma delle nuove norme, che da sabato sarebbero altrimenti decadute (i decreti del governo restano in vigore per 60 giorni, se in questo intervallo non sono convertiti in legge dal Parlamento, decadono).
LA PROTESTA DELL’IDV – Ma la mattinata è stata caratterizzata in particolare dalla mobilitazione dell’Idv. «La mafia ringrazia», c’è scritto sui cartelli innalzati da qualche decina di militanti, che hanno intonato slogan come «Lo scudo fiscale serve al principale». Tutti indossavano le magliette «Giorgio non firmare», e dalla piazza, lo stesso Antonio Di Pietro, a sua volta con coppola in testa, ha rinnovato «l’ultimo, estremo appello» al Presidente della Repubblica, Napolitano: «Fermi una norma che sancisce definitivamente l’aiuto del Parlamento alla mafia. Chiedere a Napolitano di non prestarsi a questa opera mafiosa è un dovere di ogni cittadino, che di fronte ad un Parlamento che leggi a esclusivo vantaggio dei delinquenti non può che rivolgersi all’ultimo baluardo di democrazia». Gli stessi slogan li ha portati all’interno dell’Aula il deputato dipietrista Francesco Barbato, che ha mostrato volantini e indossato sul viso un foulard con l’esortazione al presidente della Repubblica a non avvallare il provvedimento.
L’«ESTREMO APPELLO» – Un appello che l’Idv rivolge «con la dignità di una forza politica che già sarebbe riuscita a fermare questa legge, se al momento del voto sulle pregiudiziali di incostituzionalità tutte le opposizioni fossero state presenti in Aula». Ora resta solo «l’ultimo baluardo», cioè il Capo dello Stato, per riuscire a fermare una legge che – insiste Di Pietro – fa sì che «soldi che provengono da delitti, possano essere utilizzati. Finora era vietato dal 648 comma bis e comma ter del codice penale, ora si introduce il 648 comma Silvio».
IL VOTO FINALE – Il via libera definitivo al provvedimento è atteso per le 15 di oggi, dopo il voto di fiducia già incassato martedì in tarda sera dal governo. In aula i deputati stanno proseguendo con l’illustrazione degli ordini del giorno, che saranno poi votati. Se l’esame non si chiuderà in tempo utile per il voto delle 15 il presidente della Camera, Gianfranco Fini, come preannunciato, indirà da regolamento il voto mettendo in atto la cosiddetta «ghigliottina». La legge di conversione del decreto deve infatti essere promulgata dal Quirinale entro sabato 3 ottobre, pena la decadenza. Fini ha rivendicato la correttezza della sua scelta criticando il Senato per aver approvato in prima lettura il decreto dopo 55 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.