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MAGARI FOSSE SOLO UNA RECESSIONE

TREMONTI APOCALITTICO: ‘MAGARI FOSSE SOLO UNA RECESSIONE’
La crisi economica internazionale non è solo una recessione ma “una rottura nella linea di sviluppo”, secondo il ministro dell’Economia. “Recessione diciamo che è una formula eufemistica e ottimistica”.

Cari amici,

riporto volentieri l’ articolo che segue, il quale riassume il punto di vista di Giulio Tremonti sulla crisi finanziaria ed economica che stiamo vivendo.

Condivido il suo punto di vista, che però a mio giudizio andrebbe approfondito.

Quando Tremonti auspica un “ritorno al mondo dei valori” sarebbe necessario chiarire che valori si intendono.

Il valore dell’ onestà? Ebbene credo che ogni persona abbia la “sua” onestà, che non corrisponde al cosiddetto “rispetto della legge”.

Il valore dell’ amore? Sono stati scritti fiumi di inchiostro sul significato di questo termine, troppo abusato per essere venduto in modo semplicistico, troppo intimo per essere utilizzato con facilità.

Il valore della condivisione? Questo termine è troppo rivoluzionario per essere utilizzato in campo economico. Infatti, il capitalismo è fondato sull’ egoismo, che è l’ esatto contrario della condivisione.

Eppure il problema che Giulio Tremoni esprime è reale! Sono infatti i rapporti tra le persone che creano il tessuto economico.
Il cosiddetto “mercato” si poggia sulla società come un uovo su un tavolo.

Se il tavolo si rompe, l’ uovo cade!

E la nostra società globalizzata oggi non si riconosce più!

Tutti viviamo in solitudine e ci confrontiamo soltanto in termini di convenienze.

La frammentazione sociale è la causa che ci porta a “rubarci il pane” l’ uno con l’ altro, e a non vedere altro che noi stessi.

Pertanto ci “illudiamo” di essere ricchi!

Soltanto quando le borse finanziarie crollano ci accorgiamo che tutto ciò che possediamo “veramente” sono solo montagne di prezzi che “nella realtà” non hanno alcun significato.

Perchè l’ economia è fatta di “cose”, non di “prezzi”!

WSI-REUTERS-ANSA

La crisi economica internazionale non è solo una recessione ma “una rottura nella linea di sviluppo”, secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. “Che la recessione sia globale non c’è dubbio. La curva della crisi si sviluppa in tutto l’arco globale. Che, oltre che globale, sia una recessione diciamo che è una formula eufemistica e ottimistica. Magari fosse solo una recessione! L’impressione è che sia qualcosa di diverso: una discontinuità, una rottura nella linea di sviluppo”, ha detto Tremonti nel corso del suo intervento ad un convegno sull’economia sociale di mercato. “La crisi che vediamo è a mio parere determinata dai tempi e dalle forme con cui si è sviluppata la globalizzazione. Il processo si è sviluppato in un arco di tempo troppo corto”, ha aggiunto il ministro.

Tremonti è poi tornato a parlare della globalizzazione. “Il legame tra quello che sta accadendo e la globalizzazione è un legame causa-effetto”. Il ministro ha precisato che il problema “non è la globalizzazione, che comunque ci sarebbe stata, ma i tempi e i metodi in cui questo fenomeno è stato fatto esplodere. Un fenomeno – ha sottolineato – che nella normalità avrebbe impiegato decenni e decenni”.

Il ministro definisce per esempio “una grande occasione persa” non aver investito nella formazione del capitale umano da parte di coloro che hanno gestito questo fenomeno della globalizzazione. Ricordando che nelle sue pubblicazioni aveva già previsto negli anni scorsi tutto questo, il ministro dell’Economia ha commentato: “Sono stato definito pessimista, catastrofista. Avrei preferito non scrivere quei libri invece che trovarci nella situazione in cui siamo adesso”.

Per Tremonti, comunque, il problema fondamentale “non è il rapporto tra Stato e mercato, ma tra etica ed economia”. Altra questione è nella regolamentazione, in particolare “in un’assenza di regolamentazione legata alla globalizzazione. Prima non si poteva fare shopping di ordinamenti giuridici”, cosa che invece con la globalizzazione è possibile. “Uno dei punti fondamentali ora – ha concluso il ministro – é ricostruire le categorie del capitalismo, con un ritorno al mondo dei valori e non solo al mondo dei prezzi”.

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