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Lehman Brothers al limite del fallimento

Barclays abbandona Lehman, sale il rischio fallimento anche se la partita si riapre
Rischio di crollo sui mercati finanziari di questa mattina; Rischio effetto domino.

Cari amici,

Un altra banca d’ affari americana è vicina al fallimento.
Speriamo che si trovi un accordo che eviti le procedure concorsuali, poichè questo avvenimento sarebbe un segnale molto preoccupante, che porterebbe i mercati finanziari verso nuovi tracolli.

Il punto più critico è che il governo americano nelle scorse settimane ha dato una sorta di “delega in bianco” decidendo di nazionalizzare due banche in fortissima crisi finanziaria e a rischio di fallimento.

Questa prova di debolezza sta invogliando le diverse “parti molli” del sistema economico USA a chiedere ulteriori interventi per “salvarsi” dalla crisi che è sempre più diffusa e incontrollata.

D’ altra parte, a questo punto non vedo come il governo americano potrebbe agire altrimenti, e rinunciare di intervenire ancora!

La speranza di tutti è che si trovi presto un nuovo equilibrio stabile da cui i mercati finanziari possano ripartire per una lentissima risalita.

Tutti gli operatori del mercato hanno bisogno di trovare presto questo equilibrio, ma nessuno sa quanto le borse finanziarie mondiali potrebbero perdere ancora prima di trovarlo.

Il sole 24 ore

NEW YORK – Barclays Bank, preoccupata dalla mancanza di una garanzia del Tesoro americano, ha abbandonato nel primo pomeriggio il negoziato per acquistare Lehman Brothers. Da una parte i giochi si riaprono, i negoziati già nel pomeriggio si sono fatti più frenetici e istituzioni come Bank of America sono rispuntate all’orizzonte. Dall’altra, il destino della grande banca d’affari diventa improvvisamente oscuro: in mancanza di un salvataggio non resterà che l’ipotesi di una liquidazione, o in base all’articolo 7 della legge fallimentare, che prevede una liquidazione coatta in mano ai giudici, o attraverso una formula che consenta al management un periodo di tempo per liquidare la banca.
Questo sviluppo è giunto improvviso e inatteso, aumenta la tensione sui mercati che attendevano una soluzione della crisi entro l’apertura delle borse asiatiche. E se non si troverà una via d’uscita, se davvero Lehman dovesse entrare in procedura fallimentare, il pericolo di un bagno di sangue in borsa questa mattina diventa elevatissimo.

È stato lo stesso portavoce di Barclays Bank Leigh Bruce a confermare che il suo istituto aveva deciso di rinunciare. Anche per una questione tecnica: il Tesoro chiedeva un voto di fiducia del consiglio di amministrazione di Barclays che garantisse l’accordo. Il portavoce non ha voluto escludere un ritorno al tavolo dei negoziati se alcuni degli ostacoli chiave dovessero essere rimossi. L’altro più importante riguarda, come si è detto, il rifiuto del Tesoro americano di emettere una garanzia a favore di Barclays per coprire la banca da un rischio di perdite molto più grave di quello che si può prevedere oggi. Questo rifiuto aveva allontanato ieri dal tavolo dei negoziati la stessa Bank of America.
A questo punto i giochi si riaprono per tutti: non solo per Bank of America, ma per un consorzio di 10-15 banche, tra cui Citi, J.P. Morgan Chase, Goldman e altri, che avrebbe dovuto, in una prima ipotesi rilevare le attività patrimoniali “cattive” di Lehman emettendo una garanzia di una 30 di miliardi di dollari.
L’architettura di questo piano di salvataggio, messo a punto dal Tesoro, dalla Fed e dai banchieri, resta per ora lo stesso: separare in due categorie diverse, da una parte le “buone” e dall’altra quelle “cattive” le attività patrimoniali di Lehman. L’ipotesi tramontata, prevedeva che la banca britannica avrebbe acquistato la parte “buona” di Lehman, garantendo con l’acquisto un influsso di liquidità. “Non si vede perché le banche americane dovevano prendersi il rischio delle attività cattive della Lehman mentre Barclays si assicurava le parti buone, in più con una garanzia del governo. A questo punto si ricomincia da capo. L’importante è chiudere prima della nottata” ci ha detto una fonte vicina ai negoziati.

La parte “cattiva” doveva essere isolata in un nuovo veicolo garantito da un consorzio di 10 o 15 banche, con una formula non diversa da quella che si usò per salvare il Hedge Fund Ltcm dieci anni fa. Il consorzio avrebbe tenuto in vita le attività più fragili di Lehman offrendo garanzie attorno ai 30 miliardi di dollari, grosso modo la stessa cifra che garantì il Tesoro a JP Morgan quando ci fu il salvataggio di Bear Stearns. Nella cosiddetta “Bad Bank” potrebbero confluire circa 85 miliardi di dollari di portafoglio Lehman disastrato. L’obiettivo sarà quello di tenere la carta in portafoglio fino a quando non la si potra’ collocare sul mercato con un profitto, una volta che a Wall Street sara’ tornata la stabilita’. Se le cose peggioreranno invece, il consorzio sarà costretto ad assorbire le perdite. Di certo, si fara’ di tutto per evitare che la banca finisca in chapter 7 in quella procedura fallimentare che noi chiameremmo di “liquidiazione coatta” la cui gestione sara’ affidata a un giudice di New York.
A questo punto, come si e’ detto, l’impianto potrebbe essere lo stesso, o con Bank of America al posto di Barclays o con lo stesso consorzio pronto a rilevare le intere attivita’ della banca garantendo la sua continuita’ e l’apertura per domani mattina. Se Lehman dovesse chiudere all’improvviso infatti il rischio di una crisi sistemica e’ altissimo. Banche come Merrill Lynch o istituzioni assicurative come Aig, potrebbero trovarsi paralizzate con scadendeze sul debito che non risuciranno a rinnovare. E l’effetto domino si manifestera’ drammatico, come non si e’ ancora manifestato in questo anno e mezzo di crisi.

Un’altra ipotesi, in mancanza di un accordo di primo livello, e’ quella che prevede un accordo di nuovo fra il consorzio di banche per consentire a Lehman di tenere aperti i suoi sportelli e di liquidare nel tempo le sue attivita’ in modo piu’ ordinato.
L’urgenza di raggiungere un accordo e’ altissima. Il pericolo e’ che, senza un accordo, all’apertura dei mercati di lunedi’ vi sia un crollo generalizzato nelle borse mondiali. Oltre a Lehman infatti, vi sono i problemi di Merrill Lynch e del grande assicuratore Aig. Merrill ha perso solo venerdi’ quasi il 18% del suo valore e oltre il 70% dai massimi. Aig venerdi’ ha perso il 35% e oltre il 40% per la settimana, con perdite superiori all’80% sui massimi. Nell’esperienza recente quando un titolo genera una sfiducia di questo genere in borsa, si produce una spirale ribassista molto difficile da arrestare. Per questo la borsa trema, l’ombra di una nuova crisi inarrestabile anche per questi due colossi della finanza americana, con l’apertura dei mercati asiatici e di Wall Street ormai vicinissima, e’ intervenuta oggi a complicare i negoziati fra banche e autorita’. E’ chiaro infatti, che sara’ inutile trovare una soluzione parziale e non sistemica su Lehman per rassicurare il mercato se poi, come e’ successo la settimana scorsa dopo il salvataggio Freddie Mac e Fannie Mae, si tornera’ punto e a capo con la spirale ribassista si Merrill o Aig – che ha a sua volta bisogno di 30 miliardi di dollari – o, peggio, su entrambe.

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