Conosciamo la solitudine, che talvolta si trovano a vivere le famiglie con persone disabili.
Siamo consapevoli che l’intervento degli enti sul territorio richiede tempi lunghi rispetto ai bisogni urgenti che talvolta sopravvengono.
I servizi ci sono e operano, ma esistono grandi vuoti nel quotidiano di chi vive la disabilità.
La difficoltà di inserimento lavorativo, unita a un contesto sociale sempre più mobile e fragile, apre spazi di impegno alle famiglie che insieme possono accogliere la diversità e le sue provocazioni.
Stiamo sperimentando, attraverso l’associazione, la fecondità di abitare in maniera creativa il limite, consapevoli di non essere necessari nella nostra azione, ma semplicemente utili.
Cerchiamo di interpretare la complessità non come limite e ostacolo, ma come valore.
Sentire come appartenenti a noi stessi gli interrogativi degli altri, sostenere le domande di accoglienza e di giustizia delle nostre realtà familiari più difficili, vuol dire assumersi un impegno etico. Non abbiamo scelto di essere “animatori del sociale”, bensì di promuovere opportunità e cittadinanza per tutti. I nostri progetti nelle biblioteche, negli spazi di comunità, lo raccontano: le persone disabili devono poter accedere alla cultura, alla bellezza e alla informazione sempre.
È un contesto dove le relazioni mettono al centro le storie personali, si cerca il superamento dell’individualismo che isola. Siamo consapevoli dei nostri limiti, ma pronti ad esprimere il nostro potenziale. Consideriamo Valore Aggiunto un “piccolo laboratorio di ricerca di buone pratiche
inclusive” aperto ogni giorno, a qualsiasi ora, nelle nostre comunità di vita. Sono questi i motivi per cui ci siamo costituiti.
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