24 novembre, Giornata della Colletta Alimentare
C’era una volta il gran cuore di Milano. “Milan col coeur in man”, Milano col cuore in mano, ripetevano i nostri vecchi. Quasi una litania, a ricordare il calore domestico e fragrante che si celava dietro i comignoli bigi e ombrosi della città indaffarata. Dove una merla poteva trovare riparo presso i tetti spioventi delle case alte e scrostate.
Oggi, i comignoli non esistono più. Nemmeno il grigio è più lo stesso. Persino lo smog ha perduto quella prevedibilità che lo rendeva meno malsano. Ha ucciso la nebbia, quella cappa ovattata di sordi mormorii.
Oggi la monocromia è maligna, innaturale, guardinga. E’ un cielo ferrigno, una nuvola di scappamento stolida e persistente. Talora cede il passo a un sole secco e gelido, sfrontato nel suo anacronismo. E noi siamo lo stesso. Torvi, egri, indecisi, frettolosi, affabulanti, asserragliati.
Ma non è sempre così. Non è solo così. Voci antiche premono, come viscere dalla terra. Viscere ancor vive, tenaci, possenti. Il cuore batte nel profondo. E resiste. Il cuore in mano è finito nelle miniere della città, perché non lo vediamo più, non lo udiamo palpitare.
Il cuore sboccia e si manifesta, mescolato fra mille pennelli di muro, con parole strane e antiche: Amicizia, Colletta. Un filo d’erba nelle crepe d’un battiscarpa, che solo improvvisamente diviene rigoglio. Ma era lì, umile e ostinato. Milano può tornare a rifiorire, non solo sotto Natale. Milano è qui, in noi, nel nostro Natale quotidiano. Nel silenzio deflagrato si può percepire, quasi tastarne il suono. Verrà, forse già viene, il suo bisbiglio.
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