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Il profeta nazareno

Cosa posso dire della Sua eloquenza?
Forse c’ era qualcosa nella Sua persona che conferiva potenza alle Sue parole e faceva vacillare coloro che lo udivano.
Perchè bello era agli occhi, e nel Suo volto luceva il chiarore del giorno.
Uomini e donne si perdevano a guardarLo, dimenticando quasi di ascoltare quanto diceva.
Da ragazzo ho ascoltato gli oratori di Roma e di Atene e di Alessandria.
Il giovane Nazareno era diverso da tutti loro.
Quelli intessevano le parole con l’ arte che incanta l’ orecchio, ma quando ascoltavi Lui, il tuo cuore si librava in volo su regioni inesplorate.
Iniziava così le Sue storie: “Il contadino uscì nel campo a seminare…”.
Oppure: “C’ era un uomo ricco che possedeva molti vigneti…”.
E tali parole riportavano gli astanti alla semplicità del proprio io segreto e alla stagione più antica dei loro giorni.
Nell’ intimo del nostro cuore siamo tutti contadini, e tutti amiamo il vigneto.
E c’ è il vomere e il torchio e l’ aia.
Egli conosceva l’ essenza del nostro io ancestrale, e la tenacia del filo di cui siamo tessuti.
Spesso penso che parlasse alla folla come una montagna parlerebbe al piano.
Nella Sua eloquenza vibrava una autorità che gli oratori di Atene o di Roma mai avrebbero saputo esercitare.

 

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