A 73 anni murata nella mia casa e costretta ad uscire dalla finestra
Milano, l’ abitazione di via Watt è un’ unica stanza con finestra sul ballatoio. Aveva le grate di ferro, Carmelinda le ha tagliate.
Cari amici,
Questo articolo è stato pubblicato oggi; il fatto accade a Milano.
Mi chiedo se esiste un “diritto di vivere”, e se dipenda dai soldi che si possiedono.
Tutti noi siamo responsabili del clima sociale che si respira nelle nostre città.
Mi domando se fossi amministratore di quel condomìnio come mi comporterei.
…Non so! Certo difenderei i diritti dei proprietari.
E’ stato senz’ altro un amministratore come me che ha messo in mora questa persona anziana, e che ha promosso le azioni legali che poi hanno portato alla vendita all’ asta di metà appartamento di questo “condòmino moroso”.
Mi piace pensare che prima di procedere, questo amministratore abbia portato il caso in assemblea, e che siano stati i condòmini a deliberare di procedere con il decreto ingiuntivo.
Tutto è stato fatto a norma di legge!
Nessuno ha mosso un dito, e la situazione è degenerata fino a quanto era possibile.
Non si può “inventare” una storia diversa e possibile per gestire casi umani come questo?
Chi mi aiuta a inventare un’ altra storia da scrivere?
Corriere della sera
“Non pagava le spese condominiali. Metà della casa è andata all’ asta”.
Questo raccontano nel quartiere.
Lei, invece, ripete: “La casa me l’ hanno rubata”.
La sostanza non cambia: Carmelinda Jolanda Lata, 73 anni, vive “murata” nell’ unica stanza di cui è rimasta proprietaria.
Non ha luce nè gas.
Non ha un lavandino con l’ acqua potabile.
Il bagno è sul pianerottolo, l’ unico sopravvissuto al secondo piano della vecchia casa di ringhiera ristrutturata, dove tutti gli inquilini sono proprietari…..omissis….
“Non ho bisogno di nessuno. Ho la pensione. Minima.
Ora restituitemi la mia casa”, ripete.
Dignitosa e severa.
Paola d’ Amico