Primo Maggio arriva Vasco
e finalmente infiamma il pubblico
Pomeriggio annoiato, al tramonto la platea si sveglia
e esplode per la star, preceduta da una banda comunale
Cari amici,
Ieri sera Vasco ha infiammato il pubblico del primo maggio con uno spettacolo di grande qualità.
Molti spettatori sono arrivati in piazza soprattutto per lui, e pertanto tutta la giornata ha avuto l’ impressione di essere un pochettino sotto tono.
Ma nel complesso, la notizia è che il concerto del 1 maggio è un’ evento che sta diventando importante e condiviso anche dagli artisti italiani più importanti.
Credo che abbiamo bisogno di eventi come questo, che ci aiutino a sentirci “popolo”, perchè è necessario trovare occasioni per superare il nostro isolamento quotidiano, ed avere così la possibilità di incidere politicamente e culturalmente nella “nostra” società.
Possiamo e “dobbiamo” farcela!
Corriere della sera
«Ciao bella gente, ciao popolo del rock». Così alle 22 Vasco Rossi saluta il pubblico che lo ha atteso per tutto il pomeriggio: 800 mila persone che lo hanno più volte chiamato con ole e che gli hanno dedicato decine di striscioni. Questo concertone del Primo Maggio è stato tutto nel segno di Vasco. E a lungo il conduttore Sergio Castellitto ha faticato a scaldare il pubblico. Entusiasta soltanto dopo il tramonto, per «Io diventerò qualcuno» cantato da uno scatenato Caparezza. La platea si era risvegliata verso le 20.30, dopo un pomeriggio passato a sbadigliare e a rispondere alle sollecitazioni di Castellitto, con continue richieste di vedere la star: Vasco. La folla degli spettatori, in gran parte ragazzi tra i 15 e i 30 anni lo ha aspettato impaziente e spesso il silenzio della platea ha gelato il clima. In piazza San Giovanni i giovani giunti per assistere alla kermesse organizzata dalle tre confederazioni sindacali, adesso sono felici.
UNA CANZONE A SORPRESA – Vasco arriva con il suo cappellino verde e il giubbotto di pelle chiara e comincia l’esibizione – suonerà per 45 minuti – con le note di «Stupendo». Poi annuncia: «Questa sera vi volevo fare una sorpresa, una cosa nuova, vediamo se mi riesce», dice, e attacca «Sono un ragazzo di strada…». In scaletta storici brani che accarezzano i fan come «Vieni qui» e «Sally». Il pubblico recita a memoria anche «C’è chi dice no», poi arriva «Gli spari sopra». Vasco parla ai suoi ragazzi e raccomanda: «Non date troppo ascolto a quello che sentite in televisione, e soprattutto nei telegiornali». La rockstar è tornata.
Alle 22.39, Vasco prepara i suoi: «E con questa vi saluto» dice attaccando «Il mondo che vorrei». Tuttavia, dopo che ha lasciato il palco, Castellitto lo richiama per cantare «Un senso». Il concerto prosegue con Paola Turci e Paolo Fresu che suonano e cantano per accompagnare liriche lette da Claudia Gerini e Castellitto, ma i fan di Vasco sono soddisfatti e cominciano a lasciare la piazza.
FISCHI E APPLAUSI – Il pubblico aveva fischiato forte quando Castellitto aveva interrotto il concerto, alle 20.55, per dare la linea al Tg3. E anche il telegiornale, aprendo sul Concertone, parlava di «attesa per Vasco Rossi». Insomma, un concerto tutto improntato sul grande cantautore, che tuttavia non ha negato soddisfazione ai gruppi rocker e ai solisti più bravi. Applausi per gli Afterhours, che dopo la prima canzone citano il G8 di Genova. Bis per i Subsonica e per il trionfale ingresso – a bordo di una biga – di Caparezza. Che poi aveva trascinato tutti a ballare insieme togliendo le magliette e tenendole alte sulla testa. Non c’era stata altrettanta empatia con i pur bravi cantanti e le band emergenti che si erano esibiti nel pomeriggio – da Roberto Angelini a Marta sui Tubi, da Dente agli Smoke – non per i Nomadi. Più calore per il Supergruppo.
LA BANDA COMUNALE – Castellitto era riuscito finalmente a coinvolgere i ragazzi quando aveva citato «le parole che non ci piacciono» – mafia, camorra, sacra corona unita, racket, pizzo… – prima di introdurre Sergio Cisco con il brano ritmato «I cento passi». Poi il conduttore aveva parlato di via XX Settembre, nel silenzio rotto dagli applausi quando Castellitto aveva ricordato che in via XX Settembre a L’Aquila c’era la Casa dello Studente, con il suo pesante tributo di vittime del terremoto: «Siccome quei ragazzi erano lì a studiare, per me sono come dei morti sul lavoro». Poi era salita sul palco la banda comunale di Introdacqua (L’Aquila): la solidarietà con l’Abruzzo ferito si era fatta palpabile nella partecipazione con cui il pubblico seguiva l’inconsueta esibizione.
Quando la banda ha attaccato «Il mondo che vorrei» di Vasco – tema portante dalla giornata e della campagna di solidarietà a favore dei figli dei morti sul lavoro -, migliaia di ragazzi l’hanno cantata a squarciagola. E mentre ancora si spegnevano le ola per Vasco, era arrivata sul palco la Pfm, che aveva trascinato tutti a cantare «Il testamento di Tito» di Fabrizio De André.
UNA FONDAZIONE PER NON RISCHIARE – Il successo della serata non cancella la sensazione di aver rischiato grosso. All’inizio di aprile l’organizzatore Marco Godano aveva denunciato che il Concertone rischiava la camcellazione per un buco di 900 mila euro nel bilancio. I soldi, alla fine, sono statio reperiti grazie ad un maggiore impegno di Unipol e ad alcuni nuovi sponsor privati,. Ma ora Godano lancia un progetto-salvataggio per gli anni a venire: vuole proporre «che il Concerto del Primo Maggio diventi una fondazione dove possano trovare posto una grande fondazione bancaria, lo Stato (il ministero dei Beni Culturali), i sindacati e i privati».
Questo evento «è una piccola grande Woodstock italiana» dice Godano e insiste: «Deve trovare una base solida, altrimenti sono convinto che morirà». Godano ha sottolineato che «c’era il rischio che all’80% non si sarebbe fatto niente». Poi, commentando la tensione del pubblico per la star della serata, racconta: «La presenza di Vasco Rossi, che viene con un progetto artistico ed una cover pensata per il Primo Maggio, oltre a far sì che il concerto abbia contenuti autoriali e artistici importanti, fa sì che fra trent’anni si parlerà ancora di questo concerto».